It’s time for eighteen-year-old James Sveck to begin his freshman year at Brown. Instead, he’s surfing the real estate listings, searching for a sanctuary—a nice farmhouse in Kansas, perhaps. Although James lives in twenty-first-century Manhattan, he’s more at home in the faraway worlds of Eric Rohmer or Anthony Trollope—or his favorite writer, the obscure and tragic Denton Welch. James’s sense of dislocation is exacerbated by his willfully self-absorbed parents, a disdainful sister, his Teutonically cryptic shrink, and an increasingly vague, D-list celebrity grandmother. Compounding matters is James’s growing infatuation with a handsome male colleague at the art gallery his mother owns, where James supposedly works at his summer job but where he actually plots his escape to the prairie.
Peter Cameron (b. 1959) is an award-winning novelist and short story writer. Born in Pompton Plains, New Jersey, he moved to New York City after graduating college in 1982. Cameron began publishing stories in the New Yorker one year later. His numerous award-winning stories for that magazine led to the publication of his first book, One Way or Another (1986), which received a special citation for the Hemingway Foundation/PEN Award for a First Book of Fiction. He has since focused on writing novels, including Leap Year (1990) and The City of Your Final Destination (2002), which was a PEN/Faulkner Award finalist. Cameron lives in Manhattan’s Greenwich Village.
Librarian Note: There is more than one author in the Goodreads database with this name.
James/Toby Regbo, in tutto lo splendore di Manhattan. Il film dallo stesso titolo è del 2011, una produzione italiana con la regia di Roberto Faenza.
Genitori separati, un adolescente inquieto (disturbato? diversamente abile? speciale?), Manhattan e sobborghi, con tutti i soliti vizietti e luoghi comuni, le sedute di psicanalisi, il college, l’ingresso nel mondo degli adulti, genitori peggiori dei figli, denaro in abbondanza, ristoranti chic, la ricerca della propria identità, cosa voglio dalla vita, ecc…. Niente di nuovo sotto il sole.
Il protagonista James con l’amata nonna, l’unica che lo capisce, interpretata da Ellen Burstyn.
Beh, la buona cucina non è solo cambiare gli ingredienti e le regole, fare rivoluzione: materie prime di qualità, anche se il sale è il sale, e il pomodoro è il pomodoro; talento nel combinare gli ingredienti. Non è necessario usare sempre la fiamma ossidrica in cucina. A volte basta un libro, asciutto, con la sua piacevolezza e l’odore di buona cucina. E un retrogusto di talento, di capacità di rendere semplici anche le cose difficili, di saper raccontare e trasportare con grazia insolita, di captare “l’aria del tempo”.
Peter Gallagher nel ruolo del padre vanesio di James, una delle sue interpretazioni più azzeccate.
Allora gli ho chiesto se anche lui era uno squalo e lui mi ha risposto di no, che lui era più un avvoltoio, lasciava che altri animali ammazzassero la preda e lui spolpava i resti. Queste rivelazioni mi avevano molto abbattuto e volevo chiedergli se esistevano lavori per gli agnelli e i conigli, ma ho capito che era meglio stare zitto.
Qui, madre e sorella di James, Marcia Gay Harden e Deborah Ann Woll.
Non conoscevo Cameron, non ho mai letto altro di suo: questo libro dal titolo curioso, azzeccato e per niente peregrino, mi ha incuriosito dalla prima volta che ho incrociato qualche commento. Nice meeting you, Mr Cameron.
Spesso mi sembra di inseguire un pensiero, ma di non riuscire a trovare una lingua per dargli forma e il pensiero rimane solo una sensazione.
Lucy Liu, la life coach di James.
PS Ma per carità lasciamo Holden Caulfield in pace, non tutti gli adolescenti inquieti sono fratelli, e neppure gli scrittori che parlano di adolescenti inquieti.
Toby Regbo, Lucy Liu e il regista Roberto Faenza sul set.
Al momento della disfatta di a'coso, questo libro galleggiava da parecchio tempo verso la cima della reading list. I commenti positivi letti qui, insieme al ricordo positivo che ho di Quella sera dorata, mi hanno convinta ad iniziare la lettura, passando oltre la banalità del titolo che poi si è rivelato essere parzialmente ironico. Ho sorvolato anche sulla banalità dei genitori vagamente svampiti e un po' superficiali nei confronti dei figli (genitori che, nei film e nei libri americani sono sempre uguali e perfettamente intercambiabili). La esile trama ricalca vagamente quella di molto forte, incredibilmente vicino di Safran Foer, che non mi era piaciuto affatto. Certo la differenza sostanziale e assolutamente rilevante è che questo di Cameron è un racconto aggraziato, nella forma come nel contenuto.
Nel resoconto con tanto di date precise, il giovane protagonista racconta sé stesso nell'estate che precede l'ingresso all'università, tra l'Aprile e l'Ottobre 2003, in tono pacato e senza spiritosaggini. Molte le riflessioni che condivido e in cui mi identifico; vi sono diversi passaggi poeticamente significativi, specialmente quelli ambientati a casa della nonna; .
Non è un romanzo di formazione ma un racconto che fotografa la realtà, e più precisamente intende fotografare una realtà che non cambia: le persone che si discostano dal branco e dalla media non cambiano un granché, non sul breve ma nemmeno sul lungo periodo, al massimo possono imparare a camuffarsi un po' tra la massa. E del resto anche il branco rimane sempre uguale a sé stesso. Scopo del racconto è semplicemente far conoscere al lettore un po' più da vicino questo profilo di personaggio che parla poco, cui viene più istintivo isolarsi anziché socializzare, soggetto ad attacchi di panico, tendente a criticare cose e persone e ragionamenti più che altro per un bisogno di 'analizzare' che però viene immancabilmente scambiato per intento polemico. E soprattutto, un profilo che di solito viene rudemente descritto dalla maggioranza come disturbato o disadattato, cui vengono riservati atteggiamenti che oscillano tra il biasimo e il compatimento senza fermata alcuna nella metà via. Il voto più esatto sarebbe tre stelle e mezza.
"...avevo sempre pensato – o sperato – che gli adulti non fossero necessariamente schiavi dello stesso cieco conformismo di tanti miei coetanei. Ero sempre stato impaziente di diventare un adulto perché credevo che il mondo degli adulti fosse, be'… adulto. E che quando stavano insieme, gli adulti non facessero branco o si comportassero da stronzi, che per loro non fosse più il concetto di "in" e "out" a decidere le relazioni sociali, ma ormai cominciavo a capire che quel mondo era stupidamente brutale e pericoloso come il regno dell'infanzia."
My editor recommended this novel to me and I'm so glad he did.
Peter Cameron does an absolutely stunning job of portraying James' struggles as a too-clever-for-his-own-good teen, disillusioned, cynical, and socially paralyzed. While the plot occasionally wandered and the ending was . . . just where the book stopped, I can still give this book five stars with a clear conscious, for sheer lucidity of voice. I missed James after I was done reading - I felt like I'd met him.
***wondering why all my reviews are five stars? Because I'm only reviewing my favorite books -- not every book I read. Consider a novel's presence on my Goodreads bookshelf as a hearty endorsement. I can't believe I just said "hearty." It sounds like a stew.****
Il libro che cercavo, quello di cui avevo bisogno, proprio quello che più di una volta, da quando mi è stato regalato, ho preso in mano, sfogliato, e poi rimesso al suo posto. Ora so perché, aspettava il suo momento d'oro, i due giorni in cui l'ho letto.
Delizioso (c'è chi odia questo termine, ma io non ne trovo uno più appropriato), ma anche tenero, crudele, ironico, liberatorio, spiazzante.
Ho voluto bene da subito a James, questo diciottene che definire disadattato o disturbato, con lo spregio che mettiamo di solito quando utilizziamo questi termini, è inappropriato e inadeguato; perché James, come dice lui stesso è disadattato nel senso che non si adatta, che non si adegua, che vuole essere altro, casomai anche niente, ma non quello che non sente di essere: studente prossimo ad andare all'Università, ragazzo socievole, figlio ciarliero.
James, quindi non è né l'una né l'altra cosa, è solo un ragazzo introverso, a modo suo speciale per la sua sensibilità e per il suo acume, un'anima bella di non facile comprensione per chi gli vive a fianco, e anche le sue riflessioni sul suo essere disturbato - Pensavo al significato di questa parola, a che cosa volesse dire varamente, come quando si disturba la quiete o la televisione è disturbata. O quando ci si sente disturbati da un libro o da un film o dalla foresta vergine che brucia o dalle calotte polari che si ritirano. O dalla guerra in Iraq. Era uno di quei momenti in cui ti sembra di non aver mai sentito una certa parola e non riesci a credere che abbia proprio quel significato, e cominci a riflettere su come ci si è arrivati. È come il rintocco di una campana, cristallino e puro, disturbato, disturbato, disturbato, sentivo il suono vero della parola, così ho detto, come se non me ne fossi appena accorto: «Sono disturbato» - non sono solo il segno di quanto il giudizio degli altri influisca, troppo spesso in maniera negativa, molto di più della percezione che ciascuno ha di sé?
Qualcuno avrà pensato che questo è un romanzo furbetto, che James ha pensieri troppo adulti, che la sua è un'intelligenza troppo arguta per un diciottenne, che la sua ironia è costruita a tavolino davanti a una tastiera, mentre io sono dell'idea che al di là della credibilità del personaggio riesca a esprimere molto bene la forma di disagio che molte persone, giovanissimi inclusi, vivono quotidianamente, e che i suoi pensieri siano troppo acuti solo nella misura in cui si pensi che un adolescente non possa avere un'autonomia di pensiero e la forza di ribellarsi, anche solo con piccoli gesti dimostrativi, a quanto gli viene imposto dalla società in cui vive o anche semplicemente alla sua famiglia. E così i piccoli battibecchi con la madre e la sorella, i confronti dialetticamente alla pari con il padre, gli scambi affettuosi con la nonna Nanette (l'unica persona con la quale ha un rapporto sincero e capace di strappargli confidenze), persino l'incontro al buio con John, il giovane afroamericano gay che gestisce la Galleria d'Arte della madre dove lavorano entrambi e gli appuntamenti scontro con la psichiatra che lo prende in cura, sono tutti piccoli segnali di quanti tasselli servano per formare il carattere di individuo o per decostruire quello che gli altri pretendono da noi, e di quanta superficialità si usi, usiamo, troppo spesso, per definire (e giudicare) le persone che ci circondano, soprattutto quelle che non riusciamo a decifrare.
Delusa dal primo Cameron che avevo letto, «Quella sera dorata», un romanzo che ha l'avvio di un capolavoro per trasformarsi strada facendo in un raffinatissimo Harmony, mi riconcilio con questo autore nella speranza che anche nelle opere successive abbia saputo conservare la freschezza e l'ardore profuse in questo libro. Grazie Peter/James, questa volta mi hai fatto sorridere, riflettere, ricordare la lontana diciottenne che è in me, e anche commuovere.
Ora lascio parlare James, diciottenne in transito in questa età, spesso ingrata, in attesa di trasformarsi - Avrei voluto che la Grand Central fosse una stazione di passaggio come Penn Station, così il treno avrebbe continuato il viaggio e io con lui, magari senza scendere da nessuna parte, senza arrivare mai. Avrei passato il resto della mia vita in transito, protetto dal treno, mentre questo mondo impossibile e disgraziato sfrecciava fuori dal finestrino. - in qualcosa di bello.
«La luce della sera filtrava morbida attraverso gli alberi e ricadeva dentro in raggi dorati. Sentivo il rumore ritmico dell'irrigatore sul prato della casa accanto, e un'ape intrappolata che sbatteva ronzando contro il vetro e la zanzariera, insistente, come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo, come se prima o poi potesse trovare un buco e volare via. Ho pensato a quanto pazienti e fiduciose siano tante forme di vita inferiore, come se credessero in qualcosa al di là della comprensione umana. Sono rimasto così per quasi un'ora. Forse mi sono addormentato anch'io, ma non mi pare. Però la testa se n'è andata, mi sono scordato chi ero, dov'ero e che cos'ero. Ho mollato tutto, la rete che avevo dentro si è rovesciata e tutti i pesci disperati sono scappati via.»
El viaje que he tenido con este libro ha sido muy curioso. Inicialmente me encantó, llevaba pocas páginas y los diálogos de nuestro prota, James, me parecían super irónicos y divertidos. De pronto, empecé a darme cuenta de que el libro bebía demasiado de El guardián entre el centeno, que es un libro que no disfruté mucho. Principalmente porque no terminó de caerme bien Holden. Entonces esto me echo un poco para atrás, porque James, es muy Holden, quizás no tan desagradable, pero es practicamente igual. Un niño deprimido y frustrado que paga, de alguna manera, esas frustraciones con los demás.
Con todo esto, no sabía muy bien que pensar del libro, y lo empezaba a mirar con otros ojos, pero conforme me iba acercando al final, caí en la cuenta de que había disfrutado el libro mucho. Me había entretenido muchísimo, y bastantes de las reflexiones sobre las convenciones sociales y lo ridículas que son la gran mayoría de ellas me parecieron super interesantes. Me gustaron mucho.
El caso es que hay cositas que no me terminaron de cerrar, como que James fuera tan pesadito a veces, y tan cruel otras. Pero en terminos generales ha sido una buena lectura, que me he leído de un tirón. Y, por tanto, le toca buena nota.
Por cierto, a los interesados en leer "Tess, la de los d'Urberville", le aconsejo que cuando lea este libro y vea mencionar la novela, deje de leer y se salte un par de párrafos, porque al escritor no se le ocurre mejor idea que destripar el final de la novela de Thomas Hardy. Yo estaba deseando leer Tess, y ahora tengo poquitas ganas xD.
Este libro me ha hecho reflexionar que quizás debería darle otra oportunidad a "El guardián entre el centeno", yesta vez en versión original.
Forse questo romanzo l’avrei apprezzato di più quand’ero un’adolescente (anche se non era ancora stato scritto), mi ci sarei ritrovata molto in questo adolescente “disturbato” che dice cose come:
“[...] volevo solo un posto dove stare da solo. Per me è un bisogno primario come l’acqua e il cibo, ma ho capito che non lo è per tutti. [...] Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale: mi richiede uno sforzo.”
oppure
“Penso che la psicoterapia sia un concetto fuorviante delle società capitalistiche, in base al quale il crogiolarsi nell’analisi della propria vita sostituisce l’atto stesso di viverla”
Adesso però che sono un’adulta disturbata queste cose le trovo un po’ frivole, adesso vorrei leggere cose che fuori dagli schemi lo sono davvero, non che fanno finta o che finiscono per ricadere nei luoghi comuni che rifuggono. Per carità, il romanzo è ben scritto, fa sorridere spesso e qualche volta ha anche evocato in me ricordi e pensieri scomodi, caselle della mia vita che avrebbero bisogno di essere messe un po’ in ordine. Però, però… io personalmente ho bisogno di un po’ di più.
Audiobook....read by Lincoln Hoppe ...7 hours and 6 minutes.... .....excellent voice narration.
This is my first experience with author Peter Cameron. Love him! Sign me up for more.
We do a lot of hanging out with 18-year-old New Yorker James Sveck, in “Someday This Pain Will Be Useful”. For those of us of a certain age, ‘as-in-getting-up-there-in-years’, isn’t that the truth): “Someday this pain will be useful”. Amen!
I enjoyed Peter Cameron’s boisterous self-loathing heartbeat throughout this story. It resonates. James was trying to out smart his own problems. Sure, he’s ‘smart-as-a-whip’..... having recently been accepted to Brown University.....but he doesn’t want to go to college. He found people his own age boring — [“just the truthful fact”], and the majority of freshman‘s at Brown were going to be people his age. A month before he was suppose to attend Brown, he spent his days searching the Internet for a house in Kansas. He wanted to save his parents money, from what they would spend on college, and spend less on that buying a little farmhouse in the Midwest. His father asked him what were his plans if he didn’t go to college, work at McDonald’s? “Maybe”, he says.
James made it very difficult for people to talk to him. He created obstacles because he doesn’t want people to talk to him. His parents were divorced, but his family was absurdly comically endearing.
I laughed sooo often.... The characters and dialogue were funny, tragic, and incredibly human.... It’s a wonderful coming-of-age novel with some terrific therapy sessions, a grandmother to adore, and a great honest look at the crappy things we put up with every F...ing day..... But somehow when we are 68 years old we’ve lost that Beautiful cynicism that only 18 years olds do so naturally.
The ending was satisfying.....(another book that was the perfect mood choice right now)
Periodically, I read reviews from the New York Times book list and pick out likely candidates. The reviews are often the best thing about the book, though, so I'd recommend the review in this case. This is a well-written book - I finished it and I do not suffer through books that I find un-readable. But I felt it would have improved the book if the main character had killed himself or if I had been able to beat him up. I don't think wealthy kids are any less likable or have any fewer problems, but this kid...compared to the young Indian whose life was seriously messed up, this one had it all and was too bored to be bothered. Who cares that he is gay and uncertain, that he doesn't want to go to college because he doesn't like kids his own age. The book ends with him going to college because he couldn't muster enough energy not to - which was basically his entire existence. He couldn't muster enough energy to care or not care about anything. So I didn't either.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Everyone compares this one to Catcher in the Rye, which is interesting to me because I haven’t read Catcher, and I think I would hate it, and yet I completely see why the two books are compared, and I loved Someday This Pain…
James has too many advantages to have the problems that he has. His family has money, an apartment in Manhattan, a part time job at his mother’s gallery, and he’s been accepted to Brown for next year (though not Harvard, Yale, or Columbia). His parents are divorced (though whose aren’t, these days?); unfortunately, his mother has just seen the end of her third marriage after a disastrous Las Vegas honeymoon. And James himself is not doing too well. The narrative voice has a kind of iciness to it, so it takes a while to understand just how sad and frightened and lonely James is; but you see him searching for old houses in the midwest. He does not want to go to college. He wants to sit in his old midwest house and read novels. And, more than anything, he wants to correct people on what they say. It’s what he spends the entire novel doing. They misuse words; they’re not precise enough. His father asks him whether he’s gay. His mother asks him whether he’s gay. He debates the nature of the question with them until, defeated, they accept a change of subject.
James is gay. He deigns to tell us this on page 192, of 228. His fear of intimacy is so great that it extends even to us, the readers.
However, this isn’t a novel about being gay. That may have something to do with how sad and frightened James is, but as James himself admits, he is so far from approaching another human being that his sexuality is two hundred percent theoretical. If anything, it seems symptomatic; James cannot face anything about himself.
This seems to me like the kind of novel I should be ready to criticize for being whiny and emo. Yet somehow it isn’t. I want to use those words they say book critics should never use, like delicate and luminous. James’s voice is stiff and awkward enough that it never reaches that emo-whiny level; you can see the clever swagger on the surface, and you can also see the sadness lurking underneath. And at the same time, there are these moments of description that go way beyond a mere insightful detail; they bore right through to James’s state of mind.
Quello che dico non è quello che penso ma solo quello che più gli si avvicina!
Forse mi aspettavo troppo, forse non ero nel 'depressive mood' richiesto....sono rimasta delusa? Si. Vuota? Si. Mi sto chiedendo e quindi? Davvero tutto gira intorno a questo ragazzo "disturbato" di 18 anni? Ma se lui è disturbato io che sono? Disturbato perché adora la solitudine? Perché non crede sia importante sbandierare la propria sessualità ai quattro venti? Perché ha creato un profilo su un sito d'incontri? Perché non vuole andare all'università?
Ma dai cazzo....se questi sono davvero disturbi allora non ci siamo. James è un adolescente normale, che non sa che fare nella vita, che non si è mai innamorato e che ha accanto persone a cui non frega niente di lui. Pensavo davvero di trovare pezzi di me, pensavo di provare affetto per James invece avrei voluto solo prenderlo a schiaffi. Volevo di più, più tristezza, smarrimento. Ma forse è meglio così, forse sono meno disturbata di quanto pensavo e sicuramente più "felice" che in tanti altri momenti. Quindi va bene così, ci sarà là fuori qualcuno che avrà bisogno di questo libro, che avrà 18 anni e crederà che la vita sia solo un problema e magari leggendo queste pagine si renderà conto che alla fine c'è sempre un' uscita, un lieto fine.
"Sii forte e paziente, un giorno questo dolore ti sarà utile."
Se dovessi dare una motivazione specifica sul perché questo romanzo di Cameron mi sia piaciuto tanto, non saprei darla, so però che la scrittura dell'autore è ammaliante, tanto è pulita e senza fronzoli e, per questo, le pagine scorrono velocemente. So che il protagonista del libro, James, è adorabile col suo modo di essere "diverso" e terribilmente solo.
"Ci sono persone che si sentono a disagio se stanno in silenzio e si affrettano a riempirlo, pensando che qualsiasi cosa sia meglio di niente, ma io non sono così. Io in silenzio mi sento a mio agio.[..]Volevo solo un posto dove stare da solo. Per me è un bisogno primario, come l'acqua e il cibo, ma ho capito che non lo è per tutti. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale, mi richiede uno sforzo. Con i miei mi sento abbastanza a mio agio, ma qualche volta anche con loro sento la fatica di non essere da solo."
Troppo riservato, forse troppo acuto e intelligente, molto poco socievole e per questo motivo incompreso, non solo dai suoi coetanei, anche dalla sua stessa famiglia, tranne che dalla nonna Nanette. James conquista il lettore pian piano, tanto, che dalla metà del romanzo in poi, verrebbe di abbracciarlo stretto stretto, dimostrargli che tu lo comprendi e farlo sentire finalmente a posto col mondo.
“… è strano come passi piano il tempo quando si è infelici.”
"Un giorno questo dolore ti sarà utile" è una finestra su una tappa della vita di James, un adolescente newyorkese che si destreggia tra le scelte future, i suoi sogni e la sua strana famiglia. Sicuramente ha poco del “romanzo di formazione” perchè James del mondo, o meglio della sua visione del mondo, ha già tutto molto chiaro. Conosce perfettamente ciò che ama (poco) e ciò che odia (tutto il resto), forte delle sue convinzioni va avanti per tentativi ed errori.
Questo romanzo ha avuto su di me quello che chiamo “l’effetto Giovane Holden” (letto a 19 anni), ne riconosco il pregio e il valore, soprattutto nello stile di scrittura, ma se l’avessi letto qualche anno fa avrei potuto veramente innamorarmene. In realtà, aldilà della mia lettura “in ritardo”, ho trovato tanti punti di contatto con l’opera di Salinger, per questo se avete amato “Il giovane Holden” vi consiglio vivamente di recuperare anche questa lettura.
James Svenk ha quasi 18 anni e definirlo un ragazzo strano sarebbe un eufemismo:è tutto, tutto ciò che i suoi coetanei non sono. Disdegna il contatto umano, rifugge alla compagnia degli altri ragazzi (...e delle ragazze!), parla poco perchè ritiene che i pensieri siano una cosa intima, che perda smalto quando esce allo scoperto, trova conforto nei libri, lavoricchia in una stramba galleria d'arte di cui la madre è proprietaria e passa il suo tempo curiosando case in vendita su Internet. E l'idea di andare all'Università l'anno venturo, in mezzo a tanti ragazzi convinti e conformisti, lo spaventa. Questo libro è la sua storia, e svela le sue paure, i suoi dubbi, i suoi errori, le sue debolezze, facendolo apparire di volta in volta antipatico, fragile, ostinato, cinico, disadattato ma comunicando sempre un sottile e insinuoso senso di malessere e dolore, perchè James è questo: un elemento che stona col mondo in cui si trova e che ne è tristemente consapevole, tanto da fare azioni di cui si pentirà amaramente ma che non sono altro che il suo urlo silenzioso, il sintomo della sua inquietudine. Uno stile limpido e scorrevole, senza sbavature, dei dialoghi spassosi, tragicomici, intrisi di mordace ironia. E un protagonista che è difficile da dimenticare. Viene voglia di schiaffeggiarti, James. Ma in realtà bisognerebbe abbracciarti forte.
Il primo approccio con questo scrittore è andato bene, contenta di aver recuperato questo romanzo che ho definito di formazione: bisogna apprezzarlo nella sua semplicità perchè James in realtà potremmo essere tutti noi. Un romanzo che affronta tematiche importanti e delicate, nonostante siano raccontate con quasi leggerezza e scorrevolezza. In queste pagine si parla di adolescenza, di cambiamenti, di momenti no, di solitudine, di disturbi, di visite dalla psichiatra, del rapporto genitori figli soprattutto quando di mezzo c’è un divorzio, del rapporto tra fratelli e la nonna, dell’amore e della scoperta di sé stessi. James sa di essere gay anche se non è mai stato innamorato. James sa di star bene da solo con sé stesso e non necessità della compagnia di altre persone. James non si sente diverso o strano, eppure viene definito come tale, oppure come disturbato. James è triste e va bene così, anche se non sa il motivo. James non vuole fare l’università, ma i suoi genitori gli negano qualsiasi altra proposta. James non ha vissuto bene gli anni del liceo e ha paura di replicare all’università. La sua confidente e la sua persona preferita al mondo è la nonna, che lo capisce con un semplice sguardo. Quando tutto va male si rifugia da lei, è il suo porto sicuro. Un libro che sicuramente consiglio!
You know, this book is kind of one of the ones that you're more excited about reading than you are after actually having read it. James is one of the most frustrating protagonists ever. He hates everything. His peers, his parents, his life, college(he hates Stanford more than Brown, by the way), his life...did I already mention that? Well, he hates it double.
In fact, one of the only things he doesn't hate is his boss, John, who he has a crush on. Well, no, of course he doesn't say or even acknowledge that he has a crush on John during the entire novel, but we as the reader just know. In fact, he likes John so much that he says John is one of the only people he can stand/likes being around in general.
What does he do about this? Well, instead of proclaiming love (I told you, James doesn't love anything), he creepily searches Johns internet history (okay, okay, he only presses the back button a few times, but still) and sees that he's been on a website called gents4gents. Now, any normal person? "Wowzers! If he's so desperate for relations that he's going on an online website filled with weirdos to find love then that means I have a chance!! Now to go woo him!~~"
James?
"LOLZ I think I'll make an account on here that's the perfect match of what John is looking for, pose to be him and get invited to a restaurant to meet him. LOLOLOLOL. Of course, I'll show up to said restaurant as myself and not as this hulking hunk I pretended to be online to HUMILIAAAAATE John! LOLOLOLOLZZZZ! *super serious* But of course, we all know it's only a joke, amirite??? EHEHEHEHEH?"
Of course he doesn't decide to show up to the party as himself instead of the hulking hunk until later. But, still. My point stands.
It's not like James is stupid. He knows what he's doing. He's just tactless. He doesn't know how to treat people. He honestly seemed to think that he and John would just laugh it off. He isn't an asshole. He's just terribly misplaced and misguided.
But that doesn't stop the urge to falcon punch him from coming on chapter after chapter after chapter after chapter.
Ahhhh. Much better.
This book requires a lot of patience. Too much patience for the average person.
Decir que ha sido una grata sorpresa es quedarse corto. Muy corto. El personaje de James es un gamberro sofisticado, un misántropo high level, un Holden Caulfield que sabe navegar por Internet y entender los entresijos de la familia disfuncional en la que le ha tocado vivir. Pero que, a diferencia de su homólogo salingeriano, no tiene la posibilidad de la huída.
A través de esos días muertos del verano neoyorquino vamos desgranando sus miedos, su identidad, su rechazo hacia un mundo del que teme pueda tomar la iniciativa de rechazarlo en primer lugar. Así de brutal es el mundo con aquellos que no saben aún quiénes son.
Un mundo postapocalíptico tras el 11S, en el que vamos entendiendo que eso del tempus fugit funciona ahora como aliciente, ahora como amenaza.
Divertida como pocas, estamos ante una novela ligera, en cuya levedad encontramos esa gran virtud de no presumir de nada. Toda esa grandilocuencia de James es una metáfora de su propia inmadurez y de esa fea manía de escondernos tras las páginas de un libro cuando somos incapaces de entender cómo funcionan las relaciones humanas.
Sin tener siquiera la posibilidad de expresar nuestra frustración por si alguien viene con su dedo mesiánico a señalar los verdaderos conflictos del mundo. Petulancia vacía usada para diagnosticar los supuestos males auténticos del hombre actual. Una incógnita que carece de solución factible desde el sillón en el que se sitia el resabido James y, por ende nosotros, los moralistas del siglo XXI.
Mi attirava da tanto sugli scaffali delle librerie, ma il titolo non mi piaceva, temevo un libro triste e deprimente ; le vostre recensioni mi hanno invogliato a leggerlo .....ora sono triste, perché l’ho terminato ! Sarà superficiale ? Non mi importa, a me ha fatto compagnia , mi ha rilassato e mi ha fatto sorridere, e ogni tanto ci vuole! C’è tempo per la tristezza , ce n'è già tanta nella vita di ogni giorno.
"Quasi tutti pensano che le cose non siano vere finché non sono state dette"
James è un ragazzino di 18 anni, che pare segnato dalla definizione per lui individuata dall'insegnante di seconda elementare " È fin troppo sveglio e non gli giova". Sì, James pensa, James non si fa condizionare, sta attraversando il periodo della vita in cui l'omologazione o l'identità di gruppo paiono determinanti per la sopravvivenza, ma James non si fa toccare. Non si fa coinvolgere. Non si fa convincere. E per questo viene etichettato come disadattato, anche se in realtà è solo "socialmente selettivo".
"Secondo me bisognerebbe parlare solo se si ha da dire qualcosa di interessante o di necessario."
La sua famiglia è costituita da una madre, direttrice di una galleria di arte moderna, la cui primaria occupazione pare essere la necessità di trovare un compagno, un compagno in ogni caso e comunque... E da un padre così vanesio, che viene connotato nel racconto solo dall'intervento estetico per la rimozione delle borse sotto gli occhi. (Ovviamente padre e madre non vivono sotto lo stesso tetto, son separati e godono della reciproca diffamazione)
Ha una nonna, James, con cui si capisce senza bisogno di tante parole... Perché uno dei pensieri più ricorrenti di James è che nella formulazione di un concetto il pensiero perda di sostanza, perda del significato originale. Pertanto preferisce la solitudine. Preferisce non mischiarsi coi suoi coetanei, certo di non essere compreso. Preferisce la compagnia dei libri e dei propri pensieri inespressi.
"Quello che dico non è quello che penso ma solo quello che più gli si avvicina, con tutti i limiti e le imperfezioni del linguaggio."
"I pensieri sono miei e basta. Nessuno chiede alla gente di condividere il sangue o chissà che. Non capisco perché ci si aspetta sempre che uno condivida parti tanto intime di se stesso"
Ma James, attraverso un percorso individuale, tutto personale, nonostante gli esempi adulti di scarsa maturità che lo contornano, troverà la forza e la motivazione per superare le proprie paranoie che lo spingono ad isolarsi dal contesto sociale. Perchè non è abbastanza riconoscere le imperfezioni del mondo. E' necessario intervenire, buttarsi nella mischia per migliorare le cose.
Un romanzo lieve ma profondo. James un personaggio cui ci si affeziona per originalità, acutezza ed estrema dolcezza. Un personaggio che non può non intenerire e toccare il cuore.
This won’t be going in the favorite pile. It seemed to lead nowhere. The ending was unsatisfying and I was left feeling as if the narrator just stopped narrating. I don’t regret reading it, I just feel like I missed something.
Did I miss something? Was this book really about…nothing?
I was able to take something away from it though.
I learned that I am not the only one that thinks something but can't articulate it.
James, the protagonist in this book very often answers every question with "I don't know" despite having dwelled said question from every angle possible. He has the right reply... but only ever in thought.
He has trouble communicating his thoughts accurately. It’s not for a lack of vocabulary, for he is highly educated. It’s not for a lack of feeling; he feels exactly what he’s supposed to.
I find that words flow so effortlessly in my mind and weave such perfect, intelligent and reasonable thoughts. It is only when I attempt to articulate these thoughts that I witness the death of them. The words die before they even leave my mouth. I watch as a person’s brow furrows and they tilt their head ever so slightly to the side, confused. Once it’s left the womb of my mind, the thought becomes tainted, muddled and broken. It’s no longer the pure “thought of” reflection that dwelled in my head. By the time I’ve finished speaking it’s morphed into something all together different.
This is why James always says “I don’t know” He does know. He just doesn’t want to watch his thoughts die.
Credo che nessun dolore mi sia stato utile mi sembrano più utili i mantra di auto-aiuto che ascolta la mamma di James, giusto come ripasso. Ho trovato questo libro molto piacevole, anche se non memorabile. E’ facile ritrovare qualcosa della propria adolescenza in quella di James: ostinazione, panico, disillusione nei confronti dei genitori, rapporti difficili coi fratelli, ricerca di una persona adulta di riferimento. Un po’ meno facile disporre della sua agiatezza: vivere senza difficoltà pratiche a New York, lavorare nella galleria d’arte di mamma, essere iscritto a una università di Rhode Island. La cosa più piacevole del libro è la voce narrante di James, sincero nel descrivere i propri limiti e le proprie malefatte quanto garbatamente ironico nel riferirsi ai genitori, care persone non molto vicine alla prole ma pronte a indirizzarlo verso una psicoterapeuta e a pagare le tasse universitarie. Il libro è lieve e rimane in superficie: del resto qualche volta è tonificante non fronteggiare i drammi o psicodrammi dei quali la letteratura abbonda. Nel frattempo sto leggendo Le vergini suicide...
letteralmente uno di quei casi nella quale vorrei conoscere l'autore per poterlo chiamare e parlare di quello che ha scritto e chiedere tremila cose. dire che mi sono ritrovata in James è poco. ho empatizzato così tanto, siamo così uguali. questo libro mi ha dato veramente tanto, e la cosa assurda è che al momento non saprei nemmeno dire esattamente cosa. mi ha anche fatto crescere e capire alcune cose. la nostra solitudine, le persone che ci stancano, sentirsi inadeguati, non sapere cosa si vuole dalla vita, non sapere chi si è. la fine è un po' strana, è come se non avesse una vera e propria fine, ma mi è piaciuta. sicuramente dal finale si capisce che James ha fatto passi in avanti e inizia a entrare nel mondo, nonostante tutte le paure e il suo comunque essere solitario, che diciamocelo,va bene così.. bellissimo veramente, e come te James, io come posso sapere cosa voglio e cosa mi potrà servire in futuro? grazie Peter e grazie James .
Peter, dimmi un attimo, che bisogno c’era di aggiungere quell’ultimo capitolo? Perché sto finale telefonato?! Che a metà libro mi son detto “No, non lo farai finire così, vero?”. Bastava fermarsi alla telefonata di Jordan. Sarebbe stato un finale aperto e magnifico.
E invece.
Per il resto il libro è buono. E’ quello che pensavo, più o meno. Manca un po’ di spessore forse. Magari qualche pagina in più. Avrei voluto sapere altro su James e chi gli gira intorno. In ogni caso alla terza prova Cameron continua a piacermi, a tratti molto. [71/100]
Este libro ha sido como penetrar en la mente de un adolescente. De uno especial. De adentrarse en sus pensamientos y sentimientos y a veces sentirse identificada con esos pensamientos. Me ha parecido un relato muy sincero y emotivo con un montón de reflexiones y los pensamientos del chaval protagonista me han parecido muy interesantes.
Se paciente y fuerte; algún día este dolor te será útil. Ovidio
che meraviglia, vola subito fra i miei libri preferiti. sarà che io somiglio molto al protagonista, sarà che mi sono posta le stesse domande che si è posto lui, sarà che anche io ho dovuto intraprendere un percorso professionale che mi ha terrorizzato, sarà che anche io vedo la vita velata di nero, un po’ come James.
io sono sempre dell’idea che il dolore è un male comune e che non importa se non si ha provato lo stesso tipo di dolore, si può ugualmente percepire, perchè il dolore è una lingua comune. in questo caso ho sentito il libro molto mio perchè ha descritto per filo e per segno il mio dolore, per questo resterà per sempre un po’ mio.
non è un libro per persone superficiali e non empatiche.
Creo que la palabra que mejor define esta novela es: ENCANTADORA.
Nos cuenta los dilemas y las pajas mentales de un privilegiado joven neoyorkino durante el verano previo a su ingreso en una universidad de primer nivel. En sus paseos por Manhattan, las conversaciones con su abuela y las peleas con su hermana descubrimos a un chico petulante, inseguro, autoindulgente e inadaptado, y es imposible no sonreír durante la lectura porque todos hemos sido ese chico alguna vez.
Creo que es una obra capaz de ponerse muy bien en la piel de un adolescente. La referencia a Holden Caulfield es clara, pero sus dificultades para desenvolverse en el mundo real también me han recordado mucho al protagonista de “El incidente del perro a medianoche”.
Me parece una lectura perfecta para el público juvenil, además de para el público adulto: probablemente en una edad temprana esta historia se viva de forma más directa, sin el filtro de la condescendencia. Es un libro que, por forma y fondo, me parece muy recomendable para lectores jóvenes. A mí me ha hecho también disfrutar muchísimo.
“Lo sapevo che la vita non è scegliere tra la National Gallery e il teatro-ristorante, ma un po’ forse sì, perché le due cose non possono coesistere. Se al mondo ci sono questi quadri, dentro delle stanze magnifiche in cui chiunque può entrare, com’è possibile che ci siano anche delle mamme della tivù che recitano in una commedia penosa mentre lamgente le guarda con la bovva piena di pollo ai peperoni? Per molti sarà una cosa meravigliosa, il fatto che il mondo sia tanto vario e ce ne sia per tutti i gusti, ma io non so perché mi sentivo tanto chiuso e risentito, come se le cose che non mi piacciono fossero una minaccia. Sapevo solo che erp un casino e pensavo: disadattato, disadattato.”
James, il protagonista di questo romanzo, è un ragazzo alla ricerca della sua dimensione e di uno scopo. Vive nell’agio, tra genitori divorziati che non riescono comprenderlo, la sorella con cui i rapporti sono pessimi e un “finto impiego” alla galleria d’arte della madre. Mentre tutti si aspettano che si iscriva all’università, James, affronta il suo travaglio interiore e cerca in ogni modo di sfuggire a questa imposizione. Le uniche persone con cui riesce ad avere rapporti sono John, il bizzarro direttore della galleria d’arte, e la nonna, dolce e risoluta. In fine sarà proprio grazie a queste due persone che riuscirà a comprendere se stesso e gli altri. Il romanzo è scritto in forma di diario. La voce narrante è il protagonista stesso che racconta giornate in modo scorrevole e chiaro. La prosa mi è piaciuta. Ci sono molti dialoghi e c’è un giusto equiligrio tra momenti introspettivi e l’lironia di alcuni personaggi. Mi ha ricordato un po’ alcuni romnzi di Grossman anche se Cameron è più veloce e più leggero (nella forma, più che nei contenuti). In definitiva una lettura molto piacevole.
Carino, si legge davvero in pochissimo tempo. A tratti ho odiato il personaggio principale (James), l'ho trovato molto irritante. Probabilmente se lo avessi letto in piena adolescenza lo avrei apprezzato di più per i temi trattati, ma mi ha tenuto compagnia. Ottimo se si vuole superare il blocco del lettore.
Este libro fue el indicado para leer en estos días muy estresantes para mí. Tiene diálogos tan interesantes y una voz narrativa que se va a quedar conmigo siempre. Me encantaría darle un abrazo a James y decirle que no está solo. Simplemente eso.
Lo amé con locura y probablemente lo lea diez veces más durante todo este año.