Mentre infuria la peste del Seicento, una bambina cresce in totale solitudine nel cuore di un bosco e a sedici anni è così bella e selvatica da sembrare una strega e far divampare il fuoco della superstizione. Un uomo si innamora delle orme lasciate sulla sabbia da piedi leggeri e una donna delusa scaglia una terribile maledizione. Il profumo di biscotti impalpabili come il vento fa imbizzarrire i cavalli argentini nelle notti di luna. Bianca Pitzorno attinge alla realtà storica per scrivere tre racconti che sono percorsi dal filo di un sortilegio. Ci porta lontano nel tempo e nello spazio, ci restituisce il sapore di parole e pratiche remote – l’italiano secentesco, le procedure di affidamento di un orfano nella Sardegna aragonese, una ricetta segreta – e come nelle fiabe antiche osa dirci la verità: l’incantesimo più potente e meraviglioso, nel bene e nel male, è quello prodotto dalla mente umana. I personaggi di Bianca Pitzorno sono da sempre creature che rifiutano di adeguarsi al proprio tempo, che rivendicano il diritto a non essere rinchiuse nella gabbia di una categoria, di un comportamento “adeguato”, e che sono pronte a vivere fino in fondo le conseguenze della propria unicità. Così le protagoniste e i protagonisti di queste pagine ci fanno sognare e ci parlano di noi, delle nostre paure, delle nostre meschinità, del potere misterioso e fantastico delle parole, che possono uccidere o salvare.
Bianca Pitzorno (Sassari, 1942) è una scrittrice, autrice televisiva e traduttrice italiana. Celebre soprattutto come autrice di romanzi per ragazzi, dal 2000 è anche ambasciatrice UNICEF.
Born in 1942, she's an Italian writer and screenwriter specialized in children literature.
She graduated in Classic Literature, with a thesis on Prehistoric Archeology. For seven years she worked as a responsible for cultural children’s television programmes for the Italian public television (RAI). She also worked as an archeologist, theatre writer, screenwriter, lyricist and teacher.
From 1970 to 2011 she published many assays and novels, for both kids and adults, translated in many countries all over Europe, America and Asia. She translated Tolkien, Sylvia Plath, David Grossman, Enrique Perez Diaz, Töve Jansson, Soledad Cruz Guerra e Mariela Castro Espìn.
She lives in Milan. She doesn’t love traveling but visits Cuba often and collaborates with the local cultural institutions. Since 2004 she stopped writing for younger readers, concentrating only on adult books. Her most popular works are: La bambina col falcone 1982; Vita di Eleonora d'Arborea, 1984 e 2010; Ascolta il mio cuore, 1991; Tornatras, 2000; La bambinaia francese, 2004; GIUNI RUSSO, da Un'Estate al Mare al Carmelo, 2009. La vita sessuale dei nostri antenati (spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partenogenesi) 2015.
Si tratta di un racconto lungo, di uno corto e di uno brevissimo.
Il racconto lungo, La strega, è un po' strano nella struttura. Ambientato in campagna durante un'epidemia nel '600, parte benissimo, come se fosse l'inizio di un romanzo. Si prende il suo tempo per inquadrare le situazioni di due personaggi, due bambini con destini segnati dalla miseria e dalle situazioni estreme in cui si trovano. Ho qualche perplessità sullo sviluppo generale perché la storia poi sterza bruscamente e sembra comprimersi per arrivare rapidamente in fondo. I contenuti diventano ancora più duri, perché la sorte di questi personaggi è terribile e per quanto siano descritti in modo sommario, quello che attende il personaggio femminile è l'orrore dell'Inquisizione. Quindi da quel punto di vista ben venga il fatto che Pitzorno non si soffermi troppo a lungo su quello che le succede.
Diciamo che il racconto è conturbante per la frattura tra il tono con cui comincia e quello che assume poi. Non è necessariamente un difetto, però sapendolo prima si può approcciarlo con le giuste aspettative. La strega inizia con toni confortevoli, che mi rimandano all'infanzia e ai molti libri meravigliosi dell'autrice che chi come me è natə negli anni '80 ha amato. Potrebbe diventare una storia avventurosa, magari un feuilletton, in cui i personaggi devono superare mille peripezie anche tetre e spaventose, per compiere il loro destino. Però non è un romanzone dell'Ottocento ma un racconto di oggi, e quel tono si trasforma nel contrario di confortante. Ricorda più quel cinema folk horror che ha per protagonisti i contadini del '600, come Witchfinder General (un film durissimo dal punto di vista della rappresentazione della violenza). Sono ricostruzioni di realtà storiche che purtroppo sono state davvero così e in quel senso Pitzorno con questo racconto ha fatto un bel lavoro, scritto come sempre molto bene. Non avrebbe respirato meglio nella forma romanzo, perché alla fine ha senso che la storia vada così proprio perché è un racconto, credo. Però la parte iniziale suona davvero come il preludio a una storia molto più lunga.
Il racconto successivo, Maledizione, è breve e per me ha funzionato meglio, mi è piaciuto molto. È molto meno violento ma contiene lo stesso elementi folk horror legati alla magia praticata dalle donne nei villaggi, in questo caso da una signora che sfrutta il fatto di essere l'unica alfabetizzata per ricamare maledizioni.
L'ultimo racconto è cortissimo e non mi ha detto granché. Il libro nel complesso non è perfetto ma è comunque stato una buona lettura.
La Pitzorno è per me un pezzo di cuore. Ho iniziato ad amare la lettura da bambina con i suoi libri e con le sue eroine femminili. Ritrovarla ed amarla anche da adulta non ha prezzo. Queste sono tre storie, diverse per scrittura e soggetto e Finale. Suonano come tre favole nonostante di parli di streghe e maledizioni. Immancabile per chi ama la pitzorno.
Sono tre racconti che hanno lunghezza e argomenti diversi: infatti il primo "La strega" ha come protagonista una ragazzina sedicenne che, mentre infuria la tempesta, cresce in solitudine nel bosco, ma è talmente bella che genera nelle persone che la incontrano il loro odio, additandola come strega. Nel secondo racconto "Maledizione", un uomo si innamora di una donna dalle orme che lei ha lasciato sulla sabbia, e questa l'ho trovata un'idea meravigliosa. Nel terzo racconto "Profumo" il vento trasporta una fragranza insolita, magica e squisita. Un libro di poche pagine ma con un contenuto meraviglioso, un "sortilegio" (come dice il titolo) che unisce come un filo rosso i tre racconti. L'autrice ha una grande cura nello scegliere le parole per raccontare il periodo seicentesco azzerando la distanza temporale fra il lettore e i protagonisti. La Pitzorno attinge alla propria realtà storica della Sardegna con personaggi che rifiutano di adeguarsi a questa realtà e ad avere un comportamento "adeguato" alle regole sociale del periodo. In questo modo i protagonisti di questi racconti ci parlano delle nostre paure e delle nostre meschinità attraverso le parole che possono uccidere o salvare. Un libro che consiglio a tutti, io ho iniziato da questo con la Pitzorno, e proseguirò con gli altri titoli perché mi sono innamorata di lei!
Premessa: di Bianca Pitzorno io credo amerei anche gli scarabocchi che fa sui finestrini appannati. L'ho già ripetuto in ogni dove, ma i suoi libri mi hanno cresciuta e formata come pochi altri hanno fatto, mi hanno proprio accompagnata nella crescita, hanno gettato semi importanti e in un certo senso hanno deciso (sotto più di un aspetto) che essere umano adulto sarei diventato (e credo che abbiano anche scelto un po' per me il mio percorso lavorativo). Li amavo da piccola e continuo ad amarli ora, perché credo davvero che lei abbia un dono, una capacità unica di raccontare storie e di creare universi in cui il lettore non può fare a meno di sprofondare. E anche in questo caso questo potere si è manifestato, perché ho davvero ascoltato rapita queste tre storie, e ho visto tutto davanti ai miei occhi, ho vissuto queste storie. È una premessa necessaria, perché se il secondo e il terzo racconto sono stati davvero deliziosi, se ho adorato le sue note e il modo in cui parla della nascita delle sue storie, il primo racconto non è riuscito a convincermi del tutto. E muovere una critica a Bianca Pitzorno per me è come criticare un genitore: è ovvio che anche lei sia umana e che non tutto ciò che esce dalla sua penna sia perfetto, ma io a volte non voglio saperlo. Mi voglio tappare le orecchie e voglio fare finta che lei sia un essere infallibile e perfetto. Cosa che non è, ovviamente, e questo racconto lo dimostra, perché ha una struttura estremamente disomogenea, fatta di scossoni e cambi di ritmo che lo rendono un po' monco, sul finale. Si avverte proprio la natura dell'aggiunta, il rimaneggiamento successivo, e si sente che tutto è stato fatto con un po' di fretta. Il che è davvero un peccato, perché il concetto alla base del racconto secondo me è interessantissimo e avrei amato tantissimo leggere questa stessa storia scritta da una Bianca Pitzorno al massimo della sua forma. Resta comunque una raccolta di racconti piacevolissima, evocativa e intelligente, capace di riempire di nostalgia e della meraviglia di quando eravamo bambini e ogni storia era un viaggio entusiasmante.
Piccola nota: ho ascoltato anche io l'audiolibro, e mi trovo in totale disaccordo con le critiche mosse alla voce dell'autrice: chiaramente non è un'attrice, non ha la stessa piacevolezza dei professionisti, e forse il suo timbro non è quanto di più soave io abbia mai udito, ma sentir raccontare da lei per me ha avuto un valore aggiunto enorme. È stato come tornare davvero bambina, a quando le storie potevo conoscerle solo attraverso la voce di qualcun altro. Qualcuno che non è mai stato attore, ma il valore dell'affetto e della voglia di regalare una storia a qualcuno è qualcosa che va decisamente oltre la professionalità di una dizione perfetta.
A fronte di una documentazione di tutto rispetto, considero che dal punto di vista dello stile è mancato molto, troppo. I racconti, soprattutto gli ultimi due, mi sono sembrati più degli abbozzi che delle entità a sé stanti.
Pitzorno non è purtroppo riuscita a rendere interessanti per tutti i temi su cui si è concentrata la sua ricerca, nonostante si intuisca quanto possano appassionare lei. La parte narrativa mancando di sostanza, sono comunque stato coinvolto dalla parte enciclopedica.
Un assaggio della magia della Pitzorno e della sua amata Sardegna. "Sortilegi" è una brevissima raccolta di racconti molto raffinata e dal sapore antico. Avrei voluto durasse di più, purtroppo ho fatto a malapena in tempo ad immergermi nelle storie, ma devo dire che è stata ugualmente una piacevolissima coccola.
Peste, stregoneria e saggezza popolare si mescolano in questa fiaba che ha per protagonista Caterina, una bambina rimasta orfana e convinta di essere l'unico essere umano al mondo. Con un linguaggio antico, evocativo e immaginifico, Bianca Pitzorno racconta una storia di fantasia, ma corroborata da un'ampia mole di studi e ricerche storico-antropologiche.
Dopo Il sogno della macchina da cucire, che mi ha stregato e riportato a quando, da bambina, leggevo le avventure di Polissena e Diana, questo Sortilegi mi ha lasciato decisamente tiepida. Troppo breve, troppo etereo, molto lontano da quello che mi aspettavo. Ho apprezzato moltissimo lo stile e le scelte linguistiche e lessicali riadattate all'epoca e all'ambientazione, così come le spiegazioni dell'autrice circa la genesi dei racconti e i loro riferimenti reali. Avrei solo voluto saperne di più di tutto e tutti, ho avvertito il tutto come uno scarno antipasto. E la Pitzorno mi ammalia troppo per accontentarmi di così poco.
Esiste un pezzo di irrealtà sensorialmente percepibile. Sortilegi tangibili e terreni: avvertibili da tutti, ma comprenderli a un punto tale da essere in grado di farli propri, spiegarli e raccontarli è solo da chi possiede una sensibilità fuori dal comune. E Bianca Pitzorno la possiede senza dubbio.
Tre storie, tre donne, tre sortilegi. Caterina, la bambina rimasta sola da piccolina e che cresce contando solo sulle proprie forze e sulla propria intelligenza, e questo, agli occhi di un mondo retrogrado e credulone, fa di lei una minaccia. Nel secondo, Vittoria, trovatella, scatena la gelosia di una donna molto più potente di lei... e sarà la forza dell'innocenza a proteggerla. Nel terzo racconto, il segreto di una ricetta tramandata in linea materna arriverà, con il suo profumo, fino alle terre argentine, ammaliando chiunque si trovi nel suo cammino. Tre storie affascinanti, intelligenti, scritte con una lingua talmente aderente alla realtà da sembrare storie del '600 piuttosto che scritte nel ventunesimo secolo. Ho apprezzato molto anche la nota dell'autrice alla fine di ogni racconto, con la spiegazione di come fosse nata l'idea e quali oggetti e quali storie l'avessero ispirata. Soprattutto per gli ultimi due, ambientati in Sardegna, è stato molto interessante scoprire aspetti del passato che non conoscevo. L'unica pecca di questo libro... è che è troppo corto! Bianca Pitzorno si conferma autrice elegante e intelligente, anche quando, come qui, scrive per gli adulti e non per i ragazzi.
Audiolibro. Letto dalla voce meravigliosa, per quando imperfetta, dell’autrice. Sembrava davvero che qualcuno mi stesse raccontando una storia, sono state ore bellissime e sospese dal tempo.
Premetto che ho ascoltato l'audiolibro. Tre storie scritte e lette da Bianca Pitzorno, corredate da tre note conclusive che ne raccontano le origini, i riferimenti storici e le scelte linguistiche. La voce di Bianca Pitzorno è quella di una dolce "nonnina" ed è stato molto piacevole farsi raccontare queste storie dal sapore della migliore tradizione favolistica italiana dalla nonna; mi ha fatto sentire come una bambina che ascolta la favola prima di dormire❤
Emanuela - per RFS . Questa brava autrice italiana approda in libreria e in tutti gli store online con una bella novità editoriale che, grazie al suo stile asciutto e nostalgico, non deluderà i suoi affezionati lettori.
È una raccolta di tre racconti, accomunati dal fatto che ad averli ispirati sono degli oggetti: dei documenti storici, una tovaglietta ricamata e dei biscotti sardi.
Nella creazione della storia l’autrice intesse con abilità fantasia e realtà rendendo il tutto perfettamente amalgamato, così che il lettore arrivi a chiedersi: «Sarà vero?».
La strega
Nel primo racconto, ambientato nelle campagne toscane tra la metà del 1600 e il 1700, si narra la vicenda di una bimba che, sopravvissuta alla peste che ha sterminato tutta la sua famiglia, cresce indisturbata nella sua casa di campagna sopravvivendo ai duri inverni e alle deprivazioni, fino a incappare nell’odio e nella superstizione dei paesani, che la accusano di essere una strega e la condannano a morte.
Esempio di un mondo per fortuna scomparso dove il pregiudizio e la superstizione dominavano le genti e tenevano a bada i malanimi, è scritto in un italiano dell’epoca, perfettamente aderente alle cronache vere da cui l’autrice ha tratto spunto. Leggerlo mi ha lasciato addosso una certa inquietudine per la sorte della poveretta, soprattutto al pensiero di quante donne, in passato, hanno fatto la sua stessa fine.
Maledizione
La magia o presunta tale aleggia anche nel secondo racconto. Una bella fanciulla, orfana, è chiesta in sposa da un facoltoso personaggio e scatena la rabbia della padrona, che fa ricamare su una tovaglietta una maledizione. Questa maledizione è scardinata dall’abilità di una piccola ricamatrice, che aggiunge al disegno fiori e animaletti annullando, di fatto, il maleficio.
Perfetta parabola dell’invidia e della gelosia che tormentano alcune persone fino a farle inacidire e morire nel proprio veleno.
Profumo
Ultimo racconto, profondamente intimistico e nostalgico, racconta di una lettera che dalla Sardegna arriva in Argentina spargendo il suo magico profumo durante tutto il viaggio: un profumo che parla di ricordi, tradizioni e di nostalgia per il paese lontano.
Il fil rouge che accomuna tutti e tre i racconti è sicuramente la figura femminile: il coraggio di essere donna in qualsiasi situazione.
Un coraggio che ha sempre spaventato, appassionato e spesso maledetto.
Il potere dei ricordi, a mio avviso, è l’altro punto importante: i ricordi che ti sostengono in un momento difficile e aiutano ad andare avanti. I ricordi intesi come tradizioni familiari, che alleviano sofferenza e nostalgia.
Bel romanzo adatto anche a un pubblico di lettori adolescenti.
Questo romanzo, composto da tre racconti, ha come filo conduttore il sortilegio, la magia, la superstizione. E Bianca Pitzorno, con una penna davvero versatile, evocativa e profonda ci conduce lontano nel tempo e nello spazio. Incontriamo la povera Caterina negli anni tra il 1631 e il 1642 quando la peste stermino' intere famiglie e le streghe erano considerate la causa di ogni male. L'odio diviene convinzione e, con un italiano seicentesco, l'autrice ci svela come l'uomo possa trincerarsi dietro la religione e idee malsane, creando un capro espiatorio e perpretando atrocità. Incontriamo poi un uomo che si innamora di una donna prima ancora di vederla e questo scatena gelosia e una terribile maledizione. Infine una lettera che arriva dalla Sardegna all'Argentina spargendo il suo magico profumo durante tutto il viaggio: un profumo che parla di ricordi, tradizioni e di nostalgia per il paese lontano. Questo romanzo ha anche un'altra peculiarità: la figura della donna, la forza della sua unicità, la passione ed il coraggio. Storie forti, che, come ci spiega l'autrice, hanno radici nella realtà. Sono stata trasportata in atmosfere intense, mi sono calata in luoghi antichi e ho conosciuto la paura, l'amore, il potere misterioso delle parole che possono uccidere o salvare.
Sortilegi è l'ultimo libro di Bianca Pitzorno, pubblicato il 10 marzo 2021 da Bompiani.
🌿 È una raccolta di tre racconti che hanno tutti in comune la superstizione, la magia e i sortilegi. Il primo, intitolato "la strega" è ambientato nel seicento in Toscana e ha come protagonista una bambina, Caterina, che si trova da sola in una casa nel bosco dopo che tutta la sua famiglia viene improvvisamente sterminata dalla peste. Passano gli anni, la bambina riesce a sopravvivere da sola nella sua casa e si trasforma in una bellissima fanciulla ma quando gli abitanti del paese più vicino per caso scoprono la sua esistenza la accusano di stregoneria.
🌿Gli altri due racconti, intitolati "maledizione" e "profumo" sono più brevi e ci trasportano nell'antica tradizione sarda. In maledizione una donna invidiosa scaglia un maleficio all'uomo che l'ha rifiutata e a quella che ritiene sua rivale in amore. Profumo invece ci fa conoscere un'antica ricetta segreta, quella dei biscotti di vento, capaci di emanare una fragranza inebriante anche a distanza di anni. Tutti i racconti terminano con delle interessanti note dell'autrice che ci illustra gli studi e gli aneddoti dai quali ha preso spunto per scrivere sortilegi.
La particolarità del primo racconto è la scrittura in lingua secentesca, un espediente letterario che abbiamo apprezzato tantissimo perché immerge ulteriormente il lettore nel pensiero dell'epoca. Nel secondo racconto l'autrice ci parla di una tovaglietta "magica" ricamata a mano che esiste realmente, pezzo rarissimo, custodito nel museo Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Anche il terzo racconto ha un fondo di verità e ci racconta dei "biscotti di vento", ricetta segreta conosciuta solo da una famiglia in un paese della Sardegna Sardegna, Benetutti, ormai quasi scomparsi.
Questo è stato il primo libro di Bianca Pitzorno che leggiamo, il suo stile etereo e fortemente evocativo ci ha letteralmente stregati. Magistrale la capacità dell'autrice di passare da una scrittura quasi manzoniana alla fluidità di una grande penna contemporanea come solo pochi autori oggi sarebbero in grado di fare. Essendo sardi abbiamo amato particolarmente i racconti ambientati nella nostra terra, le tradizioni di tempi lontani e gli avvenimenti reali da cui sono tratte queste storie. Si evince chiaramente l'importante e approfondito lavoro di studio e ricerca compiuti dalla scrittrice per la costruzione di questo piccolo gioiello letterario. Assolutamente da leggere!
Il punteggio è basso non per la scrittura dell’autrice - perché il suo stile mi è sempre piaciuto e stavolta non fa eccezione - ma per le trame dei 3 racconti. Non mi hanno entusiasmato, li ho trovati lenti e non avvincenti.
Tre racconti rilegati in un’edizione da togliere il fiato che non potrete farvi scappare.
Il racconto di Caterina. Dopo che la peste ha brutalmente ucciso la sua famiglia, Caterina vive nelle grinfie della solitudine. Sarà proprio questo e il suo aspetto trasandato a segnare il suo destino. Strega. Caterina è una strega agli occhi del popolo. Lei vive da sola, è bellissima ma poco curata, fa il bagno nel fiume e non va a messa la domenica. Sintomi di grande malvagità. Sin dall’inizio di questo racconto sappiamo quale sarà il futuro di Caterina. In un’epoca segnata dalla superstizione, tutto viene ricondotto a Caterina: i malanni dei bambini, le tempeste, il raccolto andato a male. Una storia cruda che non potrà non farvi commuovere.
Il secondo racconto parla di una vicenda assai peculiare. Vittoria è un’orfana. Presa a lavorare come serva a casa della Domo Manna, ben presto viene chiesta in sposa da uno straniero. Ma una maledizione viene lanciata. In un racconto dove l’arte del ricamo ha una grande importanza, scopriremo che anche la più malvagia delle azioni può essere combattuta e vinta dalla più buona e genuina delle intenzioni.
Veniamo ora al mio racconto preferito, il più corto oltretutto. Ancora ora a parlarne ho i brividi. Un racconto che potrei definire come familiare. Qualcosa che ti avvolge come una coperta e ti stringe a sé nei ricordi di persone ormai troppo lontane per essere raggiunte. Questo racconto è intitolato Profumo. Profumo di casa. Profumo di tradizione. Profumo del cibo della nonna. Quello che fa la domenica, quello che non dimenticherai mai. Questo racconto ha scatenato in me non pochi ricordi. Ricordi di una vita fa, quando andavo a casa della mia nonna paterna e mi riunivo con la mia famiglia, mangiando attorno ad una tavola imbandita piena di sapori che non proverò mai più. Ho pianto leggendo questo racconto. La carta da forno con il profumo dei preziosi biscotti della nonna inviata ai parenti lontani. La mia parte preferita del racconto. È tutto così personale, ma allo stesso tempo familiare.
Se non fosse che il tema nefasto della stregoneria porta con sè inevitabilmente orrore e violenza inaudita, per i dettagli sugli effetti della pestilenza, e per un episodio raccontato di passaggio nel secondo racconto, su malintenzionati che al fiume vorrebbero commettere infamie e si vergognano di passare per 'sodomiti', questi tre racconti avrebbero potuto passare per raffinatissimi, filologici racconti per bambini.
L'impressione che mi lasciato il libro è quella di una piccola raccolta di B-sides d'altri tempi, a scopo perlopiù pedagogico e di sperimentazione stilistica (peraltro impeccabile). Ciò che ho preferito sono stati il richiamo alle analogie pandemiche del primo racconto, e la fragrante rievocazione della Sardegna del terzo. Ciò che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, sono le sempre presenti bambine belle e pure, in comunione con la natura e flessuose come palme, avversate perennemente, ancora e ancora e ancora da 'sfiorite' matrigne/balie invidiose. Chè l'intento di denuncia dell'abuso sugli innocenti si perde nell'archetipo mutuato dalle fiabe per l'ennesima volta.
Ho trovato estremamente potente la fruizione dell’audiolibro. La voce della scrittrice rende magica la scrittura che già di per sé è potentissima, in linea con lo stile e il lessico tipico del tempo narrato, ma al contempo agile e scorrevole, gradevolissima. Un’atmosfera magica e incredibilmente reale se la si riporta al presente di questi anni. C’è molto spazio dedicato alla storia di Caterina, assai interessante se si è affascinati dal tempo dell’Inquisizione, meno al resto. È estremamente interessante riflettere sul come si agisce, su come ci si rimboccano le maniche quando tutte le certezze improvvisamente spariscono, su come si affrontano le difficoltà del quotidiano, su come si apprende la vita da zero, tramite ricordi di azioni agite da altri. Un testo che si regge su tanti altri, magistralmente letti, studiati e rimaneggiati dall’autrice. Davvero bello.
"Sortilegi" raccoglie tre racconti di Bianca Pitzorno, legati da un filo di magia.
Il primo racconta la storia di una giovane contadina che nel Seicento viene accusata di stregoneria; il secondo quella di una rivale in amore che maledice una giovane coppia; il terzo quella di alcuni biscotti così fragranti da far perdere la testa.
Ogni racconto è accompagnato da una nota dell'autrice, che racconta la genesi e gli studi che l'hanno aiutata a comporlo. Questa è stata, senza dubbio, la mia parte preferita.
Ho conosciuto Bianca Pitzorno solo in età adulta, leggendo però uno dei suoi libri per bambini/ragazzi. Me ne sono innamorata e quindi non appena ho visto un suo nuovo libro, anche se per adulti, ho deciso di prenderlo in prestito in biblioteca.
In Sortilegi la Pitzorno scrive tre racconti che hanno però un filo conduttore, che è quello della magia. In queste tre storie distinte la magia viene narrata attraverso diverse prospettive, che ci mostrano degli spaccati del nostro passato.
Tra i tre ho preferito sicuramente il primo, che è un po’ più lungo degli altri e che ti permette di entrare nella storia e appassionarti a ciò che viene raccontato. All’inizio ho fatto un po’ di fatica con il linguaggio antico che l’autrice ha scelto di utilizzare per adeguarsi al periodo storico in cui è ambientato il racconto. Poi pian piano mi sono abituata e ho iniziato ad appassionarmi a ciò che stavo leggendo, provando emozioni diverse. È stato difficile leggere ciò che facevano alle donne tacciate di essere streghe, vedere come l’ignoranza delle persone passasse sopra a tutto e riuscisse a far giudicare delle donne colpevoli senza alcuna prova oggettiva. Ammetto che l’autrice è riuscita a far dubitare anche me e che probabilmente se fossi stata una di quelle persone senza alcun strumento culturale, avrei ceduto anche io alla credenza generale. Ci fa vedere però che c’erano anche delle persone che andavano contro la massa e difendevano queste donne accusate di essere state scelte dal demonio.
Di tutto il libro penso che mi sia piaciuto solo questo racconto e avrei preferito che tutto il libro fosse dedicato ad esso, magari scrivendo un romanzo. Gli altri racconti non mi sono piaciuti, sia perché troppo brevi, sia perché raccontano solo un fatto buttato lì.
È la penna della Pitzorno a fare sortilegi, altroché! Composto da un racconto lungo e due più brevi, Sortilegi non si fa problemi a mostrarci la dura vita delle epoche in cui le sue vicende sono narrate. E, soprattutto, della condizione della donna. Il mio primo tentativo di lettura non era andato a buon fine. Lo stile è piuttosto articolato, ma dopo una rilettura in un momento più calmo in cui ho potuto concentrarmi su di esso, sono riuscita a divorarlo in un pomeriggio. Il primo racconto è senza dubbio quello più crudo e atroce, nonché il più difficile da leggere. Stile a parte, è stata un’agonia vedere il trattamento riservato alla protagonista solo perché unica sopravvissuta alla sua famiglia colpita dalla peste. Il fatto che situazioni del genere fossero considerate una normalità la dice lunga. Il secondo, più leggero sia nell’esecuzione che nella trama, mi è piaciuto di più, considerando come le donne di casa cercassero di infondere un po’ di magia nelle azioni quotidiane. In sintesi: il karma gira per tutto e tutti. Il terzo è stato abbastanza meh. Bello per la rievocazione dei ricordi e le tradizioni attraverso i sensi, ma si è rivelato troppo corto per poterlo apprezzare appieno. Tutto sommato non posso certo definirmi pentita da questa lettura.
Una raccolta di racconti molto carina: uno spaccato su una parte di storia molto triste, vedere come durante i processi qualsiasi cosa poteva essere rivolta contro l’accusata di stregoneria senza alcuna logica è raccapricciante. La cosa più inquietante è che tutti questi racconti hanno una base reale.
Sono tre racconti, tutti e tre molto belli. L’ultimo è veramente emozionante, è il racconto su una ricetta di semplici biscotti che però rappresenta la casa, la famiglia, la terra d’origine. Bianca Pitzorno sei preziosa.
Libro composti da tre racconti, di lunghezze diverse, con protagonisti diversi e ambientati in luoghi e tempi diversi. Il filo conduttore che li lega è legato alla magia o al sortilegio (come indica il titolo). Anche quest'elemento, però, è presente con sfaccettature diverse.