I figli della mezzanotte in Reading Challenges

Aug 10, 2017 Patryx rated it liked it

Shelves: contemporanei, narrativa-india

Ciò che è reale e ciò che è vero non sono necessariamente la stessa cosa

C’è un tempo per ogni cosa e io non ho scelto il momento giusto per leggere questo libro; l’effetto alone della lettura precedente (I fratelli Karamazov) mi ha seguito almeno per le prime duecento pagine, rendendo difficile la lettura: la nostalgia per l’eleganza dello stile di Dostoevskij, per la “serietà” delle riflessioni filosofiche, la passione di cui tutti i personaggi del romanzo sono strabordanti mi ha perseguita
Ciò che è reale e ciò che è vero non sono necessariamente la stessa cosa

C’è un tempo per ogni cosa e io non ho scelto il momento giusto per leggere questo libro; l’effetto alone della lettura precedente (I fratelli Karamazov) mi ha seguito almeno per le prime duecento pagine, rendendo difficile la lettura: la nostalgia per l’eleganza dello stile di Dostoevskij, per la “serietà” delle riflessioni filosofiche, la passione di cui tutti i personaggi del romanzo sono strabordanti mi ha perseguitato. La lettura non è riuscita a coinvolgermi, anzi mi ha suscitato insofferenza e forte antipatia per tutti i personaggi. Insomma, un libro che non è riuscito a indurmi emozioni positive anche se scritto molto bene e capace di darmi tante chiavi di lettura quante sembrano essere le Indie che coesistono insieme: realtà storica, fiaba, magia e spiritualità. Il problema della mia esperienza di lettura è stato proprio questo: tanti punti di vista giustapposti che però non sono riuscita a fondere in un’unica impressione generale, proprio come uno dei protagonisti che può vedere la sua futura sposa solo pezzo per pezzo attraverso dei buchi praticati ad arte su un lenzuolo che ne cela la vista completa. Ogni pezzo in sé suscita interesse e curiosità ma non è facile ricostruire il quadro d’insieme. Il “pezzo” più affascinante è quello fiabesco: sembra di leggere le bellissime storie de Le mille e una notte tra bambini magici, veggenti, streghe, guerrieri invincibili e incantesimi realizzati attraverso il cibo; ma la chiave di lettura che ho trovato più interessante è quella storico-psicologica (o come avrebbe detto qualche mio professore all’università del transpersonale familiare e culturale): la costruzione dell’identità non può prescindere dalle proprie radici, siano esse quelle familiari o quelle più propriamente storiche e culturali di un’intera nazione perché solo sulla consapevolezza della propria storia si può costruire un futuro differente, che non si limiti a riprodurre meccanicamente il passato. ...more

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Jan 29, 2011 Rainb0warri0r rated it really liked it

Shelves: indiani, sfida-1001

I figli della mezzanotte è un romanzo che racconta la storia della nascita e della travagliata crescita dello Stato indiano parallelamente alla bilndung del protagonista, arricchendosi di elementi propri del realismo magico. Alcuni probabilmente non se ne stupiranno: l'India, vero cuore di quell'Oriente esotico e un po' magico tipico dell'immaginario occidentale, appare un luogo dove incantatori di serpenti si mescolano a giovani maghe senza alcun danno per il realismo. Ma a ben vedere, questo n I figli della mezzanotte è un romanzo che racconta la storia della nascita e della travagliata crescita dello Stato indiano parallelamente alla bilndung del protagonista, arricchendosi di elementi propri del realismo magico. Alcuni probabilmente non se ne stupiranno: l'India, vero cuore di quell'Oriente esotico e un po' magico tipico dell'immaginario occidentale, appare un luogo dove incantatori di serpenti si mescolano a giovani maghe senza alcun danno per il realismo. Ma a ben vedere, questo non è affatto un romanzo esotico e magico, tanto più che si allontana parecchio dalle atmosfere new age, chiudendo gli occhi sull'India induista-buddhista, preferendovi la parte occidentale, di religione islamica, il confine con il Pakistan, il paese dell'islam puro.
L'impianto narrativo è quello della saga familiare: il narratore, che altri non è che il protagonita stesso, ripercorre la sua genealogia a partire dai nonni, in quella India anglicizzata del primo Novecento che già era stata raccontata da Forster. La storia della famiglia Sinai, dunque, e la storia dell'India - perché entrambe sono destinate ad essere continuamente intrecciate, grazie alla significativa data del 15 agosto 1947, l'indipendenza dell'India e la nascita del protagonista. E così come, inconsapevolmente e consapevolmente, per caso e per precisa volontà, il giovane Saleem si ritroverà a decidere le sorti dello stato indiano, tra secessioni, guerre, brogli elettorali e quant'altro, allo stesso modo la vicissitudini nazionali e la politica interna avranno ripercussioni sulla sua vita, portando ad una escalation di morti e lutti.
Tutto ciò è sostenuto da un grande realismo, da una regia magistrale di personaggi ed eventi e da un'altrettanto azzeccata gestione dei tempi. Lo stile non è da meno, si parla di guerre, di morti e di lutti, ma sorprende davvero la facilità con cui Rushdie riesce a mantenere un tono leggero, aiutando il lettore a mandare giù tutto senza alcuno sforzo. Certo, è anche vero che non poteva essere altrimenti: il romanzo è immenso, risulta spesso lento e incredibilmente pesante. Non è una lettura facile, a volte ci si perde nelle descrizioni minuziose, negli elenchi, nei pensieri tortuosi del protagonista.
Quanto alla componente magica, innanzitutto da segnalare l'originalità nei "superpoteri" di cui sono dotati i bambini della Mezzanotte: quasi a voler rovesciare tutto l'immaginario collettivo dei supereroi, troviamo Saleem dotato di un naso sproporzionato e perennemente congestionato che gli permette, tuttavia, di entrare nel cuore e nella mente delle persone (e, più tardi, di fargli provare una vera e propria sinestesia di sensi, con le emozioni trasformate in odori), e il suo rivale Shiva, dotato di una forza straordinaria racchiusa, tuttavia, nelle sue sole ginocchia. Tutto resta però volutamente sfumato, tranne quelle poche certezze che vengono immediatamente accettate come coerenti al reale. Il resto è un gioco di detto-non detto, di immagini simboliche, e non poteva esser diversamente in un paese che, come dice Rushdie, è in sé una sorta di sogno.
I figli della mezzanotte è dunque la storia di un ragazzo e di un paese, una storia vivace, triste e divertente e commovente, una storia singolare, ma che "può succedere", perché i bambini della mezzanotte "erano anche figli del tempo, generati dalla storia". Perché, ancora, come dice Saleem, "sono tutto quello che accade dopo che me ne sono andato e che non sarebbe accaduto se io non fossi venuto", e "se volete capirmi, dovrete inghiotire un mondo". ...more

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Jun 17, 2017 Federica rated it really liked it · review of another edition

Shelves: narrativa, history, biblioteca

"I figli della mezzanotte" è un libro leeeento e luuuuungo, ma... ma. Come dice il protagonista del libro, c'è sempre un "ma ma".
Se leggete la trama vi farete un'idea completamente sbagliata di ciò che racchiudono queste pagine. Non si parla di bambini prodigio, non si parla di eroi. Si parla, attraverso la voce e la vita del protagonista, dell'India. La vita di Saleem inizia insieme all'India indipendente, in quel lontano 15 agosto del 1947, e da quel momento in poi i due nascituri crescono ins ...more

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Aug 01, 2023 Lupurk rated it liked it

Shelves: audiolibro, 2023

Troppo. Troppo di tutto. Bello lo stile, bella la storia, ma troppe divagazioni, troppi girotondi, alla fine è facile perdersi o distrarsi. Peccato, perché alcuni passaggi sono veramente belli e la storia di per sé è anche interessante, ma stordisce.

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