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GDL: Amianto, una storia operaia di A. Prunetti
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Anto_s1977
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Mar 29, 2018 11:31AM

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Quest’opera è di tutto un po’: un po’ biografia, un po’ autobiografia, un po’ saggio di storia industriale, un po’ di storia del territorio, un po’ di analisi, a ricostruire non solo la vita di Renato Prunetti, operaio specializzato tubista ucciso dall’amianto, ma anche una generazione operaia, il declino e la sconfitta fino alla generazione di suo figlio, professionista del precariato come purtroppo tante altre persone. Ho sentito parlare di Prunetti sul blog di Wu Ming, e di Wu Ming infatti egli condivide l’ impostazioni fondamentale dello scardinare la narrativa “ufficiale” e far capire come eventi e processi che ci sono presentati come grandi progressi della modernità abbiano conseguenze iportantissime per tutti coloro che si trovano “ai margini”, e raccontare questi stessi eventi e processi dal basso, dalle periferie.
Gli episodi dell’infanzia dell’autore possono sembrare non rilevanti, ma secondo me invece mostrano perfettamente come “la modernità”, “il progresso” abbiano spazzato via, con la scusa del doversi adattare, del bere o affogare, uno stile di vita, un tipo di socialità forgiato dal territorio e quindi dalla produzione e dal lavoro adatti a questo territorio, che offriva una rete di protezione e solidarietà, che non esistono più. Quindi non solo più poveri e più precari, ma anche più isolati; cornuti e mazziati.
Proprio questa interazione con il territorio mi ha fatto ensare a Un viaggio che non promettiamo breve, ma se quest’ultimo mi aveva dato tanta speranza, Amianto mi ha lasciata davvero con l’amaro in bocca.
E ora MonicaEmme aspetto di leggere le tue impressioni

Questa frase, presente nell’ introduzione, parla da sola.
Io sono un’ operaia metalmeccanica. Ogni giorno uso scarpe antinfortunistiche e vestiti adeguati. Nella macchina semiautomatica, dove lavoro otto ore al giorno, ci sono tutti i sistemi di sicurezza possibili anche se resta un rischio residuo.
Sono entrata in fabbrica nel 2002 e l’ho vista cambiare a partire dall’ uso obbligatorio dei guanti, per finire in segnaletica orizzontale e verticale per autisti di carrelli elevatori e pedoni.
Siamo in 600 ed è come una piccola città.
Si fanno corsi sulla sicurezza, ma mi rendo conto che spesso gli operai sono lontani dalla comprensione dell’ importanza della propria salvaguardia.
Si scusi la digressione. Ora parlo del libro.
Per tre quarti è una biografia, o più precisamente un curriculum vitae, del padre dell’ autore.
Renato sapeva che dove lavorava l’ ambiente non era sano, ma ha continuato a farlo per sostenere la famiglia.
L’ ultima parte riguarda la sua malattia, la morte e l’ iter legale di quest’ uomo che ha lavorato una vita a contatto con l’ amianto.
Non si parla solo di lavoro del singolo, ma di un clima operaio più generico degli anni ‘80.
Non mi ha colpita particolarmente: l’ autore chiama il padre col nome proprio ed è stata una successione di eventi senza troppa partecipazione emotiva. Mi aspettavo un libro più di pancia ed invece è stata una lettura troppo fredda!
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