pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion

This topic is about
William T. Vollmann
Autori del Nuovo Continente
>
William T. Vollmann
date
newest »

L'ultima domanda è la più facile: sì (almeno se si escludono i grandi vecchi). Diciamo che è certamente il più grande tra quelli nati dopo il 1950 (al di là della concorrenza invero abbastanza relativa).
Di Europe Central ho letto 300 pagine in inglese per poi abbandonarlo, non per scarsa soddisfazione, al contrario, soddisfazione massima, ma perché necessitava di una quantità di tempo e concentrazione che in quel momento non potevo concedergli. Il mio proposito per il '20 è comunque di riprenderlo dall'inizio e di finirlo.
Sconsiglio però la lettura in inglese a meno che tu non ti senta sicurissimo al 100% nel maneggiare l'idioma, perché è come leggere Gadda in italiano per un non madrelingua (no, forse non a quei livelli, ma quasi).
Comunque ho dato una rapida occhiata, e una dozzina di suoi libri sono stati tradotti in italiano, che non mi paiono così pochi (per un po' ti terranno impegnato, e le probabilità che traducano altro sono alte, visto che da un po' di tempo il suo nome ha cominciato a essere seguito anche in Europa, dove fino a una decina d'anni fa era quasi sconosciuto).
[nota a margine: se lo meritano, gli americani, di avere ottimi autori sconosciuti al di fuori dei confini, visto come trattano loro gli ottimi autori stranieri]
Di suo ho anche letto Ultime storie e altre storie (notevolissimo) e il reportage post-Fukushima Zona proibita (così così: troppa ironia, troppo poco approfondimento, anche se ha grandi momenti).
Entrambi in italiano, però ecco, i reportage sono senz'altro più accessibili anche a una lettura in inglese.
_____ _____ ______ ______
forse il più geniale interprete del postmoderno in letteratura
Non so, non sono convinto. Poniamo anche che sia un autore postmoderno, questa affermazione potrebbe essere condivisibile (ma sindacabile) solo se si parlasse dei viventi. Ma per quanto lo trovi un autore straordinario, paragonato ai defunti ci sono diversi autori a cui non può avvicinarsi (da Nabokov a Saramago, da Perec a Bellow, da Cortázar a Sabato, e cito giusto i primissimi che mi sono venuti in mente, ma ce ne sono diversi altri).
Però appunto, mi autocito: "Poniamo anche che sia un autore postmoderno". Secondo me non lo è, o solo parzialmente: in questa strana generazione letteraria d'inizio secolo che s'è scordata di ammazzare i padri il postmoderno ha ancora larga influenza, ma postmoderni gli autori più importanti non lo sono più già da tempo (persino alcuni alfieri del postmodernismo smisero di essere postmoderni attorno alla metà degli anni '90: leggasi DeLillo e Roth).
Fa parte semmai di quel filone relativamente ben presente in Europa e in Sudamerica ma quasi inesistente negli USA che definirei molto superficialmente come neobarocco (definizione che siete tranquillamente autorizzati a deridere, la uso così, giusto per far capire di cosa si parla).
Di Europe Central ho letto 300 pagine in inglese per poi abbandonarlo, non per scarsa soddisfazione, al contrario, soddisfazione massima, ma perché necessitava di una quantità di tempo e concentrazione che in quel momento non potevo concedergli. Il mio proposito per il '20 è comunque di riprenderlo dall'inizio e di finirlo.
Sconsiglio però la lettura in inglese a meno che tu non ti senta sicurissimo al 100% nel maneggiare l'idioma, perché è come leggere Gadda in italiano per un non madrelingua (no, forse non a quei livelli, ma quasi).
Comunque ho dato una rapida occhiata, e una dozzina di suoi libri sono stati tradotti in italiano, che non mi paiono così pochi (per un po' ti terranno impegnato, e le probabilità che traducano altro sono alte, visto che da un po' di tempo il suo nome ha cominciato a essere seguito anche in Europa, dove fino a una decina d'anni fa era quasi sconosciuto).
[nota a margine: se lo meritano, gli americani, di avere ottimi autori sconosciuti al di fuori dei confini, visto come trattano loro gli ottimi autori stranieri]
Di suo ho anche letto Ultime storie e altre storie (notevolissimo) e il reportage post-Fukushima Zona proibita (così così: troppa ironia, troppo poco approfondimento, anche se ha grandi momenti).
Entrambi in italiano, però ecco, i reportage sono senz'altro più accessibili anche a una lettura in inglese.
_____ _____ ______ ______
forse il più geniale interprete del postmoderno in letteratura
Non so, non sono convinto. Poniamo anche che sia un autore postmoderno, questa affermazione potrebbe essere condivisibile (ma sindacabile) solo se si parlasse dei viventi. Ma per quanto lo trovi un autore straordinario, paragonato ai defunti ci sono diversi autori a cui non può avvicinarsi (da Nabokov a Saramago, da Perec a Bellow, da Cortázar a Sabato, e cito giusto i primissimi che mi sono venuti in mente, ma ce ne sono diversi altri).
Però appunto, mi autocito: "Poniamo anche che sia un autore postmoderno". Secondo me non lo è, o solo parzialmente: in questa strana generazione letteraria d'inizio secolo che s'è scordata di ammazzare i padri il postmoderno ha ancora larga influenza, ma postmoderni gli autori più importanti non lo sono più già da tempo (persino alcuni alfieri del postmodernismo smisero di essere postmoderni attorno alla metà degli anni '90: leggasi DeLillo e Roth).
Fa parte semmai di quel filone relativamente ben presente in Europa e in Sudamerica ma quasi inesistente negli USA che definirei molto superficialmente come neobarocco (definizione che siete tranquillamente autorizzati a deridere, la uso così, giusto per far capire di cosa si parla).


Sul gruppo Goodreads Italia lo stanno leggendo in questo periodo in un GdL:
https://www.goodreads.com/topic/show/...
(anche se nel titolo hanno messo l'anno sbagliato XD).
Mi pare non piaccia a molti, però ^^;

se uno prende in mano questo libro senza sapere nulla di Vollmann, andando su Wikipedia per capire "di cosa parla", e pensando di leggere qualcosa di normale e aspettandosi un semplice intrattenimento, credo sia inevitabile...
Sarebbe come prendere l'Ulisse di Joyce o l'Arcobaleno della Gravità di Pynchon senza alcuna preparazione o lettura di avvicinamento e lamentarsi che non ci si capisce nulla -
Mi sembra che ormai la deriva verso una letteratura da fast food immediatamente fruibile e semplice sia inarrestabile...
Catoblepa wrote: "Poniamo anche che sia un autore postmoderno, questa affermazione potrebbe essere condivisibile (ma sindacabile) solo se si parlasse dei viventi.."
no, intendevo certo tra i viventi e i contemporanei - e quando parlavo di "interprete" mi riferivo a qualcuno che è stato capace di raccogliere quanto di buono ha fatto il postmoderno o (meglio) qualcuno che è andato avanti lungo il sentiero aperto da quella corrente letteraria.
In effetti, non lo definirei anche io "post-moderno" - post-postmoderno mi sembra una parola insulsa, neobarocco invece già fa capire di più (G.Genna lo ha inquadrato come neo-rinascimentale).
Però più che un ritorno a qualcosa che già c'è stato, direi che Vollmann cammina su una strada nuova - per me è un magnifico massimalista letterario!

Ho una curiosità.
Nelle primissime pagine Vollman cita Lida Baarova:
"Per la delizia del sonnambulo, Göring promette di realizzare in un battibaleno altri cinquecento aerorazzi di quel genere. Dopo di che corre a un incontro segreto con la diva del cinema Lida Baarova".
Ricordo di aver letto un commento da qualche parte che prendendo spunto da queste due righe metteva in discussione la titanica ricerca di V. sulle fonti, più o meno concludendo: se già alla prima pagina fa un errore simile figurarsi il resto.
Pare infatti accertato che la tresca con l'attrice Lida Baarova ce l'avesse Goebbels e non Göring e la cosa non è di poco conto, anche perché fu la moglie del primo (e non del secondo) a lamentarsene con Hitler in persona, il quale poi chiese a Goebbels di porre fine alla relazione.
Poichè apprezzo V. e mi pare davvero sorprendente una topica simile, sarei curioso di sapere se l'episodio storico (ammesso che sia vero quel che ho letto e sopra riportato) sia stato contaminato dalla fiction per ragioni spiegate nel testo.
Mario_Bambea wrote: "G.Genna lo ha inquadrato come neo-rinascimentale"
Non ne sono un amante, ma per curiosità: in che testo di Genna?
Non ne sono un amante, ma per curiosità: in che testo di Genna?

Non ne sono un amante, ma per curiosità: in che testo di Genna?"
qui su Carmilla: https://www.carmillaonline.com/2010/0...
questo genio neorinascimentale (ma anche neogreco e neobabilonese e tutti i neo più epici della storia della letteratura universale)
pierlapo wrote: "Da tempo volevo leggerlo e aspettavo la riedizione - che ho preso al volo - per farlo.
Ho una curiosità.
Nelle primissime pagine Vollman cita Lida Baarova:
"Per la delizia del sonnambulo, Göring p..."
ho ricontrollato il mio testo ed il passo indicato c'è, ma ve ne è anche un altro dove sembra che la relazione sia attribuita a Goebbels: bisognerebbe controllare l'originale e verificare bene.
- in ogni caso vi sono 250 pagine dove Vollmann sciorina tutte le sue fonti e (soprattutto!) rivendica il diritto di cambiare ed inventare, specificando passo per passo dove ciò avviene...
Mi sembra comunque evidente che parliamo di letteratura di finzione: tutto il libro si basa su un triangolo amoroso tra D.D. Shostakovich, Roman Karmen ed Elena Kostantinovskaja sostanzialmente inventato.
Il commento di cui sopra mi sembra quello di chi critica Guernica perchè Picasso ha dipinto un cavallo con gli occhi dallo stesso lato

Proprio a questo alludevo, quando ho chiesto se l'episodio venisse spiegato da V. nel romanzo o in appendice.
Mario_Bambea wrote: "ho ricontrollato il mio testo ed il passo indicato c'è, ma ve ne è anche un altro dove sembra che la relazione sia attribuita a Goebbels: bisognerebbe controllare l'originale e verificare bene."
E' vero, c'è anche questo passaggio, l'unico altro in cui è citata Lida Baarova:
Il nuovo ministero di Göring avrebbe avuto quel che Göring desiderava: la più grande scalinata al mondo. Gli conveniva perdere qualche chilo, se sperava di salirci! E anche il dottor Goebbels avrebbe avuto un nuovo ministero. (A quanto mi dicono, era ancora in rapporti molto intimi con l’attrice cecoslovacca Lida Baarova.)
Ho controllato il testo in inglese dell'edizione Penguin 2005 e il richiamo a Göring - nel primo brano - c'è anche lì, la traduzione è fedele.
Mario_Bambea wrote: "il commento di cui sopra mi sembra quello di chi critica Guernica perchè Picasso ha dipinto un cavallo con gli occhi dallo stesso lato"
Be' no, non direi, anzi per niente affatto.
In assenza di evidenze contrarie, mi sembra più naturale considerarla una svista dell'autore piuttosto che del lettore.
Elalma wrote: "Ricordo che ai tempi di acoso (cit) si era sottolineato l'importanza di Vollmann e di Europe Central, forse si era pensato di leggerlo in un gdl: sono anni che mi aspetta, forse quest'anno è la vol..."
io ce l'ho in wishlist dai tempi di Acoso :-)
io ce l'ho in wishlist dai tempi di Acoso :-)
Sono l'unico ad avere problemi con le notifiche? Le risposte dopo il mio ultimo commento le ho viste per caso ma non mi sono state notificate.


lise.charmel wrote: "dopo il postmoderno ci sarebbe l'ipermoderno"
In realtà ci sono diverse teorie sul nome da dare alla contemporaneità letteraria (post-postmodernismo, digimodernismo, ipermodernismo, altermodernismo, postmillenialismo) e di conseguenze sulle caratteristiche che la connoterebbero: tutte teorie per me poco convincenti sinora, e troppo attaccate all'alterità dal postmodernismo, che non è il tratto principale dell'oggi.
Non che la cosa sia stupefacente, a parte che per le correnti programmatiche e dotate di manifesto dare un nome convincente a una corrente artistica mentre questa è ancora in sviluppo è difficilissimo (la stessa definizione di postmodernismo, applicata alla letteratura, è arrivata a metà anni '70, un buon quarto di secolo dopo l'inizio della corrente).
che recupera elementi di romanzo moderno e classico
Cosa peraltro già abbondantemente fatta sia dal modernismo (con la letteratura classica; un esempio su tutti: Ulisse) sia dal postmodernismo (sia con la letteratura classica che con la modernista: un esempio su tutti: L'anno della morte di Ricardo Reis).
Questo è uno dei motivi per cui 'ste definizioni mi convincono poco: spingono su fattori caratteristici che dovrebbero essere la loro specificità, quando in realtà sono cose che si fanno da un secolo.
In realtà ci sono diverse teorie sul nome da dare alla contemporaneità letteraria (post-postmodernismo, digimodernismo, ipermodernismo, altermodernismo, postmillenialismo) e di conseguenze sulle caratteristiche che la connoterebbero: tutte teorie per me poco convincenti sinora, e troppo attaccate all'alterità dal postmodernismo, che non è il tratto principale dell'oggi.
Non che la cosa sia stupefacente, a parte che per le correnti programmatiche e dotate di manifesto dare un nome convincente a una corrente artistica mentre questa è ancora in sviluppo è difficilissimo (la stessa definizione di postmodernismo, applicata alla letteratura, è arrivata a metà anni '70, un buon quarto di secolo dopo l'inizio della corrente).
che recupera elementi di romanzo moderno e classico
Cosa peraltro già abbondantemente fatta sia dal modernismo (con la letteratura classica; un esempio su tutti: Ulisse) sia dal postmodernismo (sia con la letteratura classica che con la modernista: un esempio su tutti: L'anno della morte di Ricardo Reis).
Questo è uno dei motivi per cui 'ste definizioni mi convincono poco: spingono su fattori caratteristici che dovrebbero essere la loro specificità, quando in realtà sono cose che si fanno da un secolo.


Hai selezionato la voce a piè di pagina "Notify me when people comment", vero?
Le mie notifiche, per i topic per cui ho scelto quell'opzione, mi pare funzionino regolarmente.
Ieri nella vetrina di una libreria ho visto questo libro:
https://www.ibs.it/afghanistan-pictur...
Che non conoscevo minimamente, ma che pare assai interessante.
https://www.ibs.it/afghanistan-pictur...
Che non conoscevo minimamente, ma che pare assai interessante.



https://www.goodreads.com/book/show/1...
lo trovai pieno di una scrittura molto interessante ma apertissimo a finire in un capolavoro o nel nulla delle occasioni mancate e quindi aspettavo con ansia il seguito di questa epopea. Aspetto ancora...


grazie, mi hai anticipato dopo aver sentito Camurri su RadioTre che ne parlava.
Rimane (per me) comunque la delusione per il fatto che si sia scelto di ristampare la versione ridotta di questa immensa opera, invece che avere il coraggio di tradurla nella sua interezza. L'anno prossimo credo che mi cimenterò nella lettura in originale.
In ogni caso, complimenti a Minimum Fax per la promozione di uno dei più grandi autori esistenti, uno dei pochi geni USA della letteratura ancora in vita (con Pynchon e DeLillo)


a marzo uscirà finalmente l'ultima opera e (forse) il capolavoro definitivo di William T. Vollmann
"A Table for fortune" - 3400 pagine dedicate alla CIA e alla storia degli USA. Una lettura già interessante solo per il tema, nel momento in cui assisistiamo quotidianamente allo sfascio della grande potenza globale.
https://www.goodreads.com/book/show/2...
per chi avesse tempo ed interesse, qui un interessante resoconto delle terribili difficoltà di Vollmann negli ultimi anni per arrivare alla pubblicazione dell'opera (oltre alla perdita di una figlia, ad un cancro all'intestino e ad un investimento stradale)
https://www.metropolitanreview.org/p/...
per chi invece volesse subito il succo della questione: Viking, l'editore di Vollmann da 30 anni, ha rifiutato di pubblicare il libro nella forma richiesta dall'autore per vari motivi (la lunghezza del testo, la complessità ed il costo). Rimasto a piedi, l'unico editore disponibile a pubblicare l'opera è stato Arcade Publishing, marchio posseduto da SkyHorse Publishers, che si è fatta un nome pubblicando autori "marchiati dall'infamia" rifiutati dalle maggiori case editrici per vari motivi legati alla famigerata "cancel culture" - Woody Allen, Norman Mailer, Robert Kennedy, Blake Bailey (biografo di Roth) e Alex Jones.
https://www.theguardian.com/books/202...
qui un interessante estratto degli ultimi titoli in uscita:
https://www.skyhorsepublishing.com/fo...
tra i quali segnalo "Giorgia's Vision" (sì, è quella Giorgia lì)
il fatto che l'unico editore disposto a pubblicare l'opera del più grande autore USA vivente (nella forma originale) sia qualcuno che guadagna pubblicando tutto ciò che è "controverso" in un approccio totalmente libertario e senza filtri fa pensare. Ed è un altro segno notevole della pessima deriva degli USA sul piano culturale e sociale.
Quella Giorgia lì, non è la stessa più, non è la stessa più, non è la stessa più.
Comunque si preannuncia un'opera gargantuesca senza pari. Non quella di Giorgia, quella di Vollmann.
Comunque si preannuncia un'opera gargantuesca senza pari. Non quella di Giorgia, quella di Vollmann.
Catoblepa wrote: "Quella Giorgia lì, non è la stessa più, non è la stessa più, non è la stessa più.
Comunque si preannuncia un'opera gargantuesca senza pari. Non quella di Giorgia, quella di Vollmann."
non è che la dimensione di un'opera di ottordiciliardi di pagine sia una qualità in sè.
può essere Proust, e sa cosa dire, o può essere PincoPallo e non sa usare le forbici (in genere, più la seconda. chiunque scriva - per mestiere o per diletto - sa che scrivere corto è infinitamente più difficile che scrivere lungo) .
Comunque si preannuncia un'opera gargantuesca senza pari. Non quella di Giorgia, quella di Vollmann."
non è che la dimensione di un'opera di ottordiciliardi di pagine sia una qualità in sè.
può essere Proust, e sa cosa dire, o può essere PincoPallo e non sa usare le forbici (in genere, più la seconda. chiunque scriva - per mestiere o per diletto - sa che scrivere corto è infinitamente più difficile che scrivere lungo) .

Le forbici si usino per altri scrittori.
Nessuno è obbligato a leggere libri se li considerano troppo lunghi.
Ma io, personalmente, preferisco leggere un libro da 3000 pagine di Vollmann che 15 da 200 pagine di chiunque altro.
Infatti, appena possibile mi metterò a leggere il suo magnus opus
Rising Up And Rising Down
7 volumi da 3298 pagine in totale
ma non è questione di essere obbligati, figurati. alla mia età, e con tutto quello che ho letto e studiato, nessuno può "obbligarmi" a leggere qualcosa se non la mia curiosità.
eh che non capisco questa passione acritica per libri potenzialmente capolavori ma anche potenzialmente mattoni (non è che perchè uno ha scritto un capolavoro, poi questa cosa si debba ripetere all'infinito).
non so, sarebbe come dire che solo le persone obese possono essere belle ....
ma il libro non è ancora uscito, e nessuno lo ha ancora letto :-)
eh che non capisco questa passione acritica per libri potenzialmente capolavori ma anche potenzialmente mattoni (non è che perchè uno ha scritto un capolavoro, poi questa cosa si debba ripetere all'infinito).
non so, sarebbe come dire che solo le persone obese possono essere belle ....
ma il libro non è ancora uscito, e nessuno lo ha ancora letto :-)

È la stessa passione e attesa che ho per il nuovo libro di Pynchon.
E che non è influenzata dal numero di pagine: sarebbe una notizia rilevante anche un libro da 100 pagine di questi due geni.
Sinceramente per me i veri mattoni sono certe robe premiate e pompate mediaticamente, magari di 200 pagine, ma noiosissime, colme di luoghi comuni e banalità.
Se a te certi autori neobarocchi e bulimici non attirano, benissimo. Eviterei però di usare la lunghezza di un libro come criterio qualitativo: i grandi capolavori della letteratura sono spesso alquanto estesi. Così come ci sono libri lunghissimi di pessima qualità.
tyrone sai che a volte dubito che tu legga e/o comprenda quello che gli altri scrivono? ho detto esattamente la stessa cosa, non userei la lunghezza (breve o estesa) di un libro come parametro qualitativo e tu lo interpreti al contrario, sarà il caldo capisco.

“ non è che la dimensione di un'opera di ottordiciliardi di pagine sia una qualità in sè”.
“ sarebbe come dire che solo le persone obese possono essere belle ...”
ne’ io ne’ Catoblepa abbiamo mai citato la lunghezza come criterio qualitativo autonomo, però hai ripetuto lo stesso concetto due volte, come se qualcuno lo avesse mai assunto.
Quando dico “considerare la lunghezza come parametro qualitativo” lo intendo anche in senso negativo, come sembrava implicito dalla tua metafora delle persone obese o dei “mattoni”.
Comunque lasciamo perdere questo discussione abbastanza stucchevole e limitiamoci a parlare di Vollmann….

Detto che anch'io considero Vollmann un autore fondamentale, ne soffro un po' la bulimia narrativa. Forse perché per me la sintesi, anche a livello professionale, è una dote fra le più preziose, trovo un po' faticoso un romanzo che "non si chiude", ovvero che potrebbe continuare per altre 300 o 3000 pagine senza nulla aggiungere a quanto detto prima. È il difetto, sempre per me, beninteso, de "L'arcobaleno della gravità" e di "Europe Central", due capolavori straordinari che però a un certo punto mi sembrano andare avanti per forza di inerzia, senza nessun controllo, a differenza per esempio di "Contro il giorno" o de"La ricerca del tempo perduto", il cui ultimo volume è fondamentale per capire il senso di tutta l'opera.
Opinione personalissima, lo so, a me non disturba affatto leggere libri molto lunghi, anzi, faccio fatica con i racconti, ma non capisco perché allungare il brodo. E lo dico con tutta l'ammirazione e l'amore possibile per gli autori in questione (un po' meno per Vollmann ma solo perché lo conosco poco, Europe Central per i primi 3/4 è un libro meraviglioso, leggetelo!)
Commento malizioso a latere: non sarà che un tomone da 1000 e passa pagine dia un'impressione di autorevolezza a prescindere e crei una sorta di sindrome di Stoccolma nel lettore che vi si è avventurato? Parlo ovviamente in generale e non per sminuire i titoli di cui sopra.

mah, su questo direi proprio di no - ci sono molti grandi successi di libri "commerciali" e "per tutti" di oltre 1000 pagine che non cercano certo di essere autorevoli, ma solo di intrattenere a lungo.
"I pilastri della Terra" di Ken Follett è 1049 pagine
"Sarum" di Rutherfurd 1252
"Il quinto giorno" di Schatzing 1032
"It" di Stephen King 1216
(i primi tre sono tra i libri che ho apprezzato di meno in questi anni)
in sostanza, per me, quello che conta non è se il brodo è lungo o corto: è la qualità ed il sapore del brodo stesso.
Mi ripeto: preferisco leggere 1000 pagine di un ottimo libro che 200 pagine di 5 libri mediocri.
Sarà che io considero un libro come un'opera d'arte: quindi concetti come sintesi, chiusura, "avere qualcosa da dire", "andare a parare" (per me!) non hanno senso applicati alla letteratura. Mi sembrano categorie da applicare alla scrittura tecnica-commerciale in cui messaggio e comunicazione sono i criteri più importanti.
Ma poi, scusate, il vostro beneamato Griffi non è appena uscito con un tomone di 1024 pagine intitolato "Digressione" ?
mhmm,
Proust è "andato a parare" nell'ultimo volume, che ha dato un senso a tutti i - meravigliosi - volumi precedenti. E aveva qualcosa da dire. Non ha scritto un libro per il gusto di infilare una serie di paratattiche infinite, consecutive che mettono alla prova il lettore, ma regalano soddisfazioni di cmprensione. Non ha scritto pagine su pagine di sinestesie, metafore lunghe volumi (la parte di Swann e la parte dei Guermantes iniziano come la descrizione di due passeggiate e poi si dipanano come la metafora di due diversi approcci alla vita, all'arte, alla comprensione. Lungo centinaia di pagine di cui nessuna superflua.
Ma ahimè Proust "aveva qualcosa da dire" quindi secondo il tuo parametro questo lo squalifica e lo mette nella categoria tecnico-commerciale.
Mediamente le opere d'arte hanno tutte qualcosa da dire, il bello per il bello mi sembra un concetto così d'annunziano ....
Ho letto Vollmann tanti anni fa, quando è uscito, e ne ho un ottimo ricordo (ma ero giovane, non so se regge il passare degli anni, dei miei anni).
Proust è "andato a parare" nell'ultimo volume, che ha dato un senso a tutti i - meravigliosi - volumi precedenti. E aveva qualcosa da dire. Non ha scritto un libro per il gusto di infilare una serie di paratattiche infinite, consecutive che mettono alla prova il lettore, ma regalano soddisfazioni di cmprensione. Non ha scritto pagine su pagine di sinestesie, metafore lunghe volumi (la parte di Swann e la parte dei Guermantes iniziano come la descrizione di due passeggiate e poi si dipanano come la metafora di due diversi approcci alla vita, all'arte, alla comprensione. Lungo centinaia di pagine di cui nessuna superflua.
Ma ahimè Proust "aveva qualcosa da dire" quindi secondo il tuo parametro questo lo squalifica e lo mette nella categoria tecnico-commerciale.
Mediamente le opere d'arte hanno tutte qualcosa da dire, il bello per il bello mi sembra un concetto così d'annunziano ....
Ho letto Vollmann tanti anni fa, quando è uscito, e ne ho un ottimo ricordo (ma ero giovane, non so se regge il passare degli anni, dei miei anni).
scusate, non vorrei passare per polemica fine a se stessa, ma semplicemente io vorrei leggere delle argomentazioni a favore di Vollmann, con delle analisi un filo più profonde e argomentate.
Articolone su Vollmann con dettagli che non conoscevo sulla sua biografia degli ultimi anni, oltre ovviamente alla parte letteraria:
https://www.metropolitanreview.org/p/...
https://www.metropolitanreview.org/p/...

https://www.metropolitanreview.org/p/......"
Grazie, molto bello ed interessante….
però è lo stesso articolo che avevo segnalato io due settimane fa.
Vabbe’, magari cosi’ qualcuno alla fine va davvero a leggerlo….

Un capolavoro irrinunciabile, per chi, come me, è da sempre affascinato dagli sconfinati e desolati territori di Nunavut ed interessato alle imprese e alle tragedie che in quei luoghi ebbero luoghi, come la spedizione perduta di John Franklin. Ma il libro di Vollmann è molto di più e molto di meglio di un resoconto di quell'evento storico.

(Condivido alcune perplessità su Vollmann che a volte sì, a volte ni nel senso che a volte la qualità indubbia della scrittura a mio - personale - giudizio non riesce a giustificare storie che potrebbero essere assai più brevi. Da Infinite Jest di DFW non toglierei un foglio - neanche una nota a piè di pagina - e DFW di fogli ne tolse molti - di alcune cose di Vollmann, insomma...)

(Condivido alcune perple..."
prima di tutto, è un piacere ritrovarti da queste parti dopo molto tempo.
In secondo luogo, no, I sette sogni sono ancora incompleti (anche perchè WTV deve ancora scriverne due, in realtà) - la situazione al momento è la seguente:
- volume 1: La camicia di ghiaccio - ripubblicato da Minimum Fax nel 2019 - https://www.minimumfax.com/shop/produ...
- volume 2: Venga il tuo Regno - pubblicato da Alet nel 2011 - pare difficile da reperire: viaggia sui 125 € su Amazon: speriamo che Minimum Fax ripubblichi anche questo
- volume 3: Argall: The True Story of Pocahontas and Captain John Smith - non pubblicato in italiano
- volume 4: The Poison Shirt - ancora da scrivere
- volume 5: The Dying Grass - - non pubblicato in italiano
- volume 6: I fucili - ripubblicato da Minimum Fax nel 2018 - https://www.minimumfax.com/shop/produ...
- volume 7; The Cloud Shirt - ancora da scrivere
In terzo luogo, non concordo per nulla sul confronto tra DFW e Vollmann. Tralascio il fatto che lo stesso Foster Wallace aveva un complesso di inferiorità rispetto a Vollmann (ovviamente insensato) - https://biblioklept.org/2013/06/29/iv...
Vollmann fa letteratura bulimica, iper-barocca, sconfinata - è scrittore gigantesco e mostruoso per definizione. Scrive tantissimo e mette tutto nei suoi libri: le sue esperienze personali (nei Fucili racconta di come quasi si è ucciso andando in una base artica abbandonata), lo studio rigoroso e filologico dei fatti storici, le visioni oniriche e psichedeliche, le riflessioni filosofiche-morali, le indagini giornalistiche intraprese.
Sicuramente chiede tanto al lettore: impegno, concentrazione, capacità di abbandonarsi al flusso del testo, volontà di rinunciare a leggibilità, trama, narrazioni lineari e logiche. E per questo, non è autore per tutti - anzi, forse per molto pochi. Motivo per cui lo sconsiglio a chi predilige una letteratura classica e convenzionale. Non c'è nessun giudizio in valore in questo, solo vorrei fare passare il concetto che non serve giudicare il lavoro di Vollmann con i criteri della scrittura "classica": narrazione, leggibilità, verosimiglianza.
Questa sua intervista è abbastanza interessante da questo punto di vista (notevole e piacevole la sua citazione di Pasolini):
https://www.iltascabile.com/letteratu...

avevo perso il filo dei Sette Sogni, pensavo li avesse finiti e fossero semplicemente non pubblicati. Chissà se la saga verrà mai completata.
Il raffronto con DFW voleva semplicemente essere nella stessa direzione che dici tu. DFW pur scrivendo libri enormi, toglie molto del materiale che organizza in prima stesura WV invece - me lo confermi - sembra non togliere nulla. Semplicemente quello che per qualcuno è un giudizio di valore (l'incapacità a selezionare) per te è una cifra stilistica e credo su questo sarà soltanto il tempo a dare il suo giudizio (poi a me gli scrittori ipertrofici e debordanti piacciono, in generale, ma questo appunto sta dalle parti del de gustibus)
Books mentioned in this topic
La camicia di ghiaccio (other topics)Venga il tuo Regno (other topics)
Argall: The True Story of Pocahontas and Captain John Smith (other topics)
The Dying Grass (other topics)
I fucili (other topics)
More...
da giovane David Foster Wallace ebbe a dire che, come scrittore, avrebbe voluto diventare William Tanner Vollmann, ma temeva di divenire Mark Leyner.
Tralasciando l'insicurezza patologica del genio di Ithaca, bisogna riconoscere che questo autore è veramente un gigante della letteratura, forse il più geniale interprete del postmoderno in letteratura, almeno inteso come bulimia culturale e gigantismo espressivo e letterario.
Come al solito, in Italia, è un autore poco noto, perchè non molto della sua produzione è stata tradotta e, spesso, svanisce velocemente dagli scaffali delle librerie, dato che le sue opere sono incompatibili con il chiacchiericcio simil-libresco che predilige roba semplice, breve e velocemente assimilabile.
Ma, dopo la lettura del suo capolavoro Europe Central, ho desiderato conoscere di più questo autore unico - qui si trova un profilo alquanto interessante dell'autore e del personaggio Vollmann
https://www.doppiozero.com/materiali/...
e poi un pezzo sull'uscita di "I Fucili"
https://www.doppiozero.com/materiali/...
(dove ho trovato una definizione del lettore di Vollmann che mi si attaglia molto bene: esoterico cultista del massimalismo letterario )
chiedo consigli su come procedere nella conoscenza di questo talentuoso autore.
Stante la situazione delle pubblicazioni italiane, forse conviene dedicarsi a leggere in lingua originale? o posso dirigermi verso le nuove edizioni della Minimum Fax?
https://www.minimumfax.com/autore/wil...
E intanto chiediamo(ci) se, forse, è il miglior scrittore USA vivente ...