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Benvenuti su GrI > Newsletter di Aprile

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message 1: by Rowizyx (last edited Apr 08, 2021 08:57AM) (new)

Rowizyx | 3149 comments Mod




Buongiorno e benvenuti alla newsletter di aprile.

Letture in corso:

Per il GdL: Piranesi di Susanna Clarke
Per il GdXL: La donna in bianco di Wilkie Collins
La parola del mese è: fiore.
Il tema del mese è: il rifiorire, la primavera.

Cominciamo un libro nuovo per il GdXL e torniamo a un classicone.


Molte case editrici con il 1° aprile hanno giocato degli scherzi ai loro fan sui social annunciando uscite fantasma e titoli troppo belli per essere veri... ci siete cascati?

Io ci ho beccato con la Oscar Vault... questa volta mi hanno fregato :D

Meno divertente la vicenda del Saggiatore, che è in polemica con i collaboratori esterni, che si sono visti praticamente azzerare le collaborazioni da inizio anno: https://www.actainrete.it/2021/03/30/...

E come avete passato la Pasqua? Avete più letto o mangiato?


Buon aprile e buone letture
i Moderatori


message 2: by Marina (new)

Marina (sonnenbarke) | 1702 comments Non so niente dei pesci d'aprile delle case editrici perché ultimamente sto frequentando pochissimo Facebook, mentre gli altri social network come Instagram o Twitter non li frequentavo per niente già prima...

Riguardo invece alla polemica col Saggiatore, che citi, ho il sospetto che le cose siano estremamente più complesse di come possano apparire dall'esterno. Non lo dico perché so qualcosa della vicenda in sé (so solo quello che ho letto su Redacta), ma come freelance.

C'è del marcio nell'editoria. C'è da anni. Io personalmente non ci lavoro più da un bel po' di tempo, e non per mia scelta. Collaboravo principalmente con una casa editrice e a un certo punto ho fatto "l'errore" di esigere un pagamento arretrato. Mi hanno pagato ma puf, sono scomparsi. Dopo anni di collaborazione.

Ho sentito tante horror stories che in confronto la mia è oro. Case editrici prestigiose (non grandi, ma di prestigio e che a volte si vantano del loro essere controcorrente) che si rifiutano di pagare, per esempio.

Per fortuna nel mio caso era un lavoro collaterale a quello di traduzione non editoriale. Però quello che ho imparato nella mia carriera di freelance è che tenere tutte le uova in un paniere è il peggio che si possa fare. Anche a me in alcuni periodi, specie all'inizio, è capitato di collaborare quasi esclusivamente con una sola azienda, ma ci sono tanti potenziali rischi che il gioco non vale la candela. Se per qualche motivo ti lasciano senza lavoro (che sia interrompendo il contratto o anche, più semplicemente, non chiamandoti più) sei spacciato.

In questo periodo anche all'estero (anzi, a me pare più all'estero, in particolare in un certo paese che ha deciso di abbandonare l'Unione Europea) c'è una fortissima tendenza a esternalizzare ma solo in apparenza. Ovvero, mi avvalgo di collaboratori esterni che però di fatto impiego in maniera continuativa e a cui di conseguenza lascio poco o anche niente tempo per collaborare con altre aziende. Un po' come al Saggiatore. A me pare che questo non dovrebbe essere consentito per legge (e infatti in Italia non lo è e credo neanche altrove), ma le aziende se ne fregano perché nel contratto c'è sempre e comunque la clausola per cui il "collaboratore" è "esterno" e non può rivendicare il ruolo di "dipendente". Non funziona così nel mondo empirico della legge, ma tant'è: la realtà è sempre diversa dalla teoria.


message 3: by Tintinnabula (new)

Tintinnabula | 1091 comments Io non conosco il mondo lavorativo nell’editoria, ma le “finte partite Iva” sono un fenomeno diffusissimo in Italia. In alcuni settori sono prevalenti.
Se avete un amico ingegnere, geometra o architetto, scoprirete che sono in gran parte partite Iva, anche se lavorano per quello studio o azienda, in maniera esclusiva, da 15 anni. Lo stesso nelle agenzie immobiliari, e conosco anche altri professionisti (ad esempio geologi o biologi, persino farmacisti) che vivono situazioni analoghe.
Con questo non voglio affatto giustificare, anzi, lo trovo vergognoso. Anche perché essere autonomi in Italia implica avere tutta una serie di agevolazioni e diritti in meno, e non c’è neppure un vantaggio in termini di retribuzione (a parte poche eccezioni).


message 4: by minty (new)

minty (minty_2017) | 518 comments Tutto giusto quello che avete detto fin qui, e sacrosanto. Sul marcio in editoria si potrebbero assemblare intere enciclopedie, purtroppo.
Nel caso specifico, però, io mi chiedo anche un'altra cosa (che pure Redacta fa presente): ma se fin qui il Saggiatore ha potuto funzionare solo (o quasi) avvalendosi di collaboratori redazionali esterni, ora che li ha "lasciati a piedi", chi curerà i suoi prodotti, posto che non mi pare abbia fatto all'improvviso assunzioni di massa di redattori dipendenti? Ne soffrirà, semplicemente, il prodotto finale (tagliare drasticamente sull'editing e la correzione di bozze ormai è di moda, purtroppo...), o l'editore viaggia in così cattive acque da dover ridurre drasticamente i prodotti editi previsti nel 2021? Mah...


message 5: by Marina (new)

Marina (sonnenbarke) | 1702 comments @minty, è una domanda che mi sono fatta anch'io... Come dici tu, potrebbe essere che ne soffra il prodotto finale perché ormai tagliare sulla correzione bozze è quasi la norma (sigh!). Io però sono una gran cinica e mi è venuto in mente che potrebbe pure essere che la casa editrice si rivolgerà ad altri collaboratori con meno esperienza per poterli pagare di meno... Del resto il risultato potrebbe pure non essere così diverso per quel che riguarda il prodotto finale.


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