Lettori sui generis discussion

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Intorno ai libri > Serie incomplete

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message 1: by Chicco (new)

Chicco Padovan | 462 comments Spero di non essere inopportuno aprendo questa discussione, se così fosse chiedo perdono e mi rimetto alla clemenza di Lidia e Tintaglia (più esperte di me) per eventualmente chiudere l’argomento.
Una delle proposte di Yuko86 per il gruppo di lettura di questo mese mi ha dato lo spunto per iniziare questa discussione.
Il volume in questione, “La detective – Un caso troppo facile” della scrittrice Y. S. Lee, è il primo di una saga di quattro gialli ambientati nella Londra vittoriana.
Mondadori ha pubblicato i primi due volumi, per poi sospendere la serie. Perché stupirsi? Vi direte, Non è certo il primo caso di una saga lasciata incompiuta.
Ed è proprio così… e trovo la cosa particolarmente irritante.
Certo, se un libro non dà il ritorno economico sperato, c’è poco da fare. Gli editori non sono centri di beneficienza.
Ma trovo che queste ‘serie interrotte’ siano il sintomo di qualcosa di più. Delle volte ho la sensazione che gli editori procedano a pubblicare decine di libri sperando di fare il colpaccio. Se non si ha il ritorno alla prima botta, si passa ad altro. E così si finisce per avere una serie di tanti primi volumi, spesso tradotti molto male.
Non trovate che questo alla lunga sia controproducente per il mercato stesso? Come affezionarsi a uno scrittore, un editore, se lavora in questo modo?
Forse le mie sono considerazioni scontate e chiedo ancora scusa se risultassi inopportuno.
Vorrei sapere cosa pensate voi in proposito.


message 2: by Tintaglia (new)

Tintaglia | 5307 comments Mod
Delle volte ho la sensazione che gli editori procedano a pubblicare decine di libri sperando di fare il colpaccio. Se non si ha il ritorno alla prima botta, si passa ad altro. E così si finisce per avere una serie di tanti primi volumi, spesso tradotti molto male.

Il punto è che, alemno per quanto ne so, è proprio così: si buttano sul mercato una marea di libri già sapendo che alcuni andranno in pari, molti nemmeno quello, e si spera nel Ken Follet o Umberto Eco che mandi in pari i conti.
Quel che mi lascia perplessa, oltre a questa politica della "carta da cannone", è il tipo di strategia che ci sta dietro.
Mi spiego: che senso ha pubblicare il romanzo di un emerito sconosciuto in Italia a 18 euro, e senza fargli uno spicciolo di pubblicità?
Lasciamo perdere il caso HG (ne abbiamo già parlato, ma tutte le volte contemplo il disastro: avrebbe potuto vendere l'impossibile e far esplodere il distopico anche in Italia, e invece non fosse stato per il film non avremmo visto nemmeno Mockigjay. Un caso di studio, se ne potrebbe fare), che a mio parere avrebbe venduto anche in edizione di lusso con una semplice campagna pubblicitaria, e prendiamo Alan Bradley (l'autore della serie di Flavia De Luce), o Daniel Abraham (eccellente scrittore fantasy, il primo volume della sua quadrilogia pubblicato - male - in edizione di lusso da Fanucci poi svanito nel nulla), o, appunto, Y. S. Lee: sono tutti scrittori che, se avessi trovato in tascabile a dieci euro, avrei provato (vabbè, Abaham l'avevo già letto, ma il concetto è quello ^^). A diciotto euro NO.
Nei paesi anglosassoni, quando un autore non è affermato o non lo si vuole lanciare con un hype (vedi The night circus) si usa, almeno nella letteratura di genere, partire con un tascabile, cosa che aiuta la diffusione dell'autore stesso; se poi ha successo si passa all'hardcover per i romanzi o serie successivi, ed eventualmente poi alla raccolte o al paperback; ma intanto il successo dello scrittore è stato costituito, e le possibilità di raggiungere il pubblicato sono state aumentate, spendendo meno per la produzione dei libri stessi: immagino che stampare e rilegare un tascabile non costi quanto stampare e rilegare un'edizione di lusso.

Perchè in Italia questo non si fa, o si fa pochissimo? Sembra che si debba obbligatoriamente passare per l'edizione più costosa, senza arrivare nemmeno, nel caso che non ci sia stato un sufficiente successo, al tascabile, mentre invece partendo al contrario io credo che le possibilità di successo sarebbero aumentate, così come le possibilità di terminare delle serie.
Perchè sì, è uso e abitudine, ma anche se gli editori non sono enti di beneficenza (nessuno lo pensa o lo pretende), è una pratica fastidiosa e irrispettosa, sopratutto quando invece per quello che vende si assiste alla pubblicazione in due o più volumi del singolo romanzo, per mungere meglio il lettore.

...non so se sono andata fuori tema, o se in effetti è tutto legato...


message 3: by Yuko86 (new)

Yuko86 | 365 comments Proprio in questi giorni sto venendo a sapere di altre serie la cui traduzione è stata interrotta (Apocalisse Z, Alterra, The Luxe) e devo dire che mi sto preoccupando moltissimo per serie di cui ho il primo volume e di cui non si sa ancora nulla del secondo (vedi The forest of hands and teeth)... Per non parlare degli abomini che a volte fanno anche quando continuano a pubblicarle (provate a cercare online il primo e poi il secondo volume della serie di Maze Runner di James Dashner in versione italiana e ditemi se andando in libreria avreste mai capito che si trattava del secondo libro della saga), ma questa è un'altra storia.
So che le case editrici italiane non sono enti di beneficienza, ma sono anche dell'idea che quando ti prendi un impegno devi portarlo a termine. C'è poco riscontro economico? Allora fammi una superpaperback con carta pulciosa ma almeno fammi sapere come va a finire.

Volete sapere un'altra porcheria? Conoscete la saga di Leviathan di Scott Westerfeld? Bene, il primo volume è uscito in italiano diverso tempo fa a un prezzo assurdo (20€). Lo comprai grazie ai super sconti che Amazon faceva ai tempi e, dopo averlo letto, me ne innamorai. Bene, ho appena scoperto che se voglio sapere come prosegue la storia dovrò comprare il volume della trilogia completa che verrà prossimamente pubblicato da Einaudi perché non pubblicheranno singolarmente i volumi due e tre. Non so se ridere o piangere. Ed è evidentemente un problema che l'editoria italiana ha con Scott Westerfeld, visto che anche la sua saga Beauty ha subito per Mondadori un trattamento simile: primi due volumi stampati singolarmente, terzo disponibile solo nel volume della saga completa.


message 4: by Amarilli (new)

Amarilli Yuko86 wrote: "Conoscete la saga di Leviathan di Scott Westerfeld? [...] Bene, ho appena scoperto che se voglio sapere come prosegue la storia dovrò comprare il volume della trilogia completa che verrà prossimamente pubblicato da Einaudi"

Avevo cominciato a nutrire il sospetto... avevo comprato alcuni mesi fa Leviathan in formato ebook e proprio questi giorni, non vedendo notizie del secondo volume, mi chiedevo se per caso non avessero mollato il colpo. Certo che come cliente mi sento presa in giro! Fortuna che almeno per The Hunger Games, dopo aver visto la versione italiana allora disponibile, li avevo comprati in inglese.
Alla luce di fatti come questi, io ormai mi rivolgo all'editoria straniera o alle biblioteche pubbliche.

Mi sono affacciata ai YA da poco tempo; ma mi sembra che gli editori guardino con sufficienza al pubblico di questo genere, considerandolo fatto solo di ragazzini acritici pronti a spendere, mirando a "mungere" sul momento con le edizioni cartonate, esteticamente più accattivanti, senza cercare di costruire una solida base di lettori. Questa scelta potrebbe avere cattive conseguenze, perché per uno che compra senza troppi problemi ce n'è un altro che alla terza fregatura rinuncia al genere, o alle edizioni italiane, soprattutto in un periodo in cui magari si cerca di fare economia.


message 5: by Livia (last edited Aug 12, 2012 04:59AM) (new)

Livia (rienafaire) | 999 comments Mod
Chagall: Delle volte ho la sensazione che gli editori procedano a pubblicare decine di libri sperando di fare il colpaccio. Se non si ha il ritorno alla prima botta, si passa ad altro. E così si finisce per avere una serie di tanti primi volumi, spesso tradotti molto male.

Del problema dell'iperproduzione si è parlato molto ai tempi dell'entrata in vigore della Legge Levi (che avrebbe invece portato a una "decrescita felice"... va be'*). Da quello che ho capito: un libro nuovo dura due-tre mesi sullo scaffale, dopodiché se non vende il libraio preferisce renderlo. A questo punto l'editore ha bisogno di riempire il detto scaffale con un nuovo libro nuovo (^^'''), che a sua volta durerà poco, e quindi ancora più libri nuovi che durano sempre di meno (circolo vizioso ecc.). Dunque tante produzioni poco curate sperando di fare il colpaccio come dice Chagall (a quel punto il bestseller ce lo ritroviamo ovunque per anni, fino a quando non finisce nel cestone delle offerte").

(In questo autori contemporanei importanti come David Mitchell non si trovano mai in libreria se non nei tre mesi dall'uscita dell'ultimo libro.)

* il fatto che poi la detta legge sia stata scritta in modo che potesse essere aggirata dai grandi gruppi editoriali (portando alla fine al niente di fatto) è un'altra storia.

Chagall: Non trovate che questo alla lunga sia controproducente per il mercato stesso? Come affezionarsi a uno scrittore, un editore, se lavora in questo modo?

E' controproducente per l'autore e la serie, e per il mercato in generale, sì. Per l'editore (il grande editore): non lo so. Voglio dire, è chiaro che riceve un danno d'immagine, ma soprattutto nella letteratura per ragazzi (dove in teoria il ricambio di lettori c'è spesso, visto che poi questi crescono e passano ad altro) certe cose tendono a venire dimenticate. Per dire, Mondadori interrompeva le serie anche ai tempi della leggendaria Gaja :|
Oltretutto ho l'impressione che la maggior parte dei lettori "seriali" (non solo in senso di lettori di serie, ma in generale lettori di narrativa di consumo) l'attenzione per il lavoro dell'editore - così come per quello dell'autore - è molto, molto bassa. Si accorgono pure degli errori e delle mancanze nella traduzione, per dire, dell'ingiustizia dei prezzi, ma poi continuano a comprare la serie comunque (collezionismo, non conoscono la lingua inglese, i motivi sono diversi).
Quantificare il danno reale è difficile (anche per l'editore stesso, temo).

Tintaglia: Mi spiego: che senso ha pubblicare il romanzo di un emerito sconosciuto in Italia a 18 euro, e senza fargli uno spicciolo di pubblicità?

Dipende anche dal contratto con l'agenzia letteraria che si occupa di quell'autore / quella serie.
E da come pensano di tornare sull'anticipo.

Tintaglia: immagino che stampare e rilegare un tascabile non costi quanto stampare e rilegare un'edizione di lusso.

Ma quali sono le edizioni di lusso? I nostri "rilegati", o meglio hardcover, al momento non lo sono. Sono incollati come i paperback, spesso non hanno neanche la sovracoperta. La differenza a livello di produzione in realtà non dovrebbe essere così grossa, se si parla solo di una copertina di cartone anziché cartoncino. Il prezzo fisso che sta a monte, quello dell'acquisto dei diritti e poi del lavoro editoriale (traduzione, revisione, impaginazione) è lo stesso, e a quel punto l'editore rientra prima nelle spese se piazza il libro come novità hardcover a 18 euro. (Appunto, bisogna vedere se alla fine pubblicarlo in paperback assicurerebbe tante più vendite da guadagnare di più nonostante il prezzo minore).

A margine, rimango stupita da come tanti lettori abbiano applaudito editori come la costola di Fanucci, Leggereditore, quando hanno cominciato a pubblicare hardcover varie a prezzo lancio di 5 o 9 euro, proprio perché tralasciando qualità dei materiali scadente, traduzioni pessime eccetera, questi lettori non hanno mai considerato il fatto che i titoli acquistati in blocco da questi editori sono quelli che negli Stati Uniti escono direttamente in mass market paperback a $7.99, i nostri 5-6 euro. Alla faccia della grande occasione, una prima edizione a 9 euro, copertina cartonata o no!

Yuko86: Volete sapere un'altra porcheria? Conoscete la saga di Leviathan di Scott Westerfeld? Bene, il primo volume è uscito in italiano diverso tempo fa a un prezzo assurdo (20€).

I tentativi ciechi di Einaudi di buttarsi nel mercato YA sono leggendari. Hai per caso seguito la vicenda di Stile Libero. Mood, nuova collana YA interrotta subito dopo il primo volume (Cycler di Lauren McLaughlin), con il titolo che doveva succedergli, Numero Sconosciuto di Giulia Besa uscito in Stile Libero Big / Extra, con una delle copertine più brutte del mondo? XD
Classico esempio di come a fronte di una spesa minima (non solo nell'acquisto di titoli a basso costo, ma anche nella ricerca di mercato) si prova a sfondare... con risultati flop.

Yuko86: Allora fammi una superpaperback con carta pulciosa ma almeno fammi sapere come va a finire.

Quando uscì fuori la vicenda della pubblicazione di Wunderkind 3 di D'Andrea solo in formato ebook, mi pare che Sandrone Dazieri (che lavora/lavorava in Mondadori Ragazzi) disse che l'impedimento per la pubblicazione cartacea sarebbero stati i librai che non avrebbero ordinato il libro. Ora, togliendo che Mondadori ha il potere di imporre ai librai tutti i libri che vuole (si vede che le priorità erano altre), a fronte di una tiratura bassissima sarebbe stata una pubblicazione tutta in perdita. Figurarsi se avessero deciso di pubblicare una cosa del genere in mass market paperback (guadagno ancora minore). (Penso che alla fine sia stata in perdita anche la pubblicazione ebook.)


Come comportarsi? C'è modo di comunicare all'editore il nostro scontento? Abbiamo un potere in quanto book blogger o lettori sui social network? Per scoprirlo dovremmo provare a farci sentire. Non solo per attirare l'attenzione su un titolo che vogliamo vedere pubblicato in Italia, ma anche per puntualizzare quali sono i comportamenti che non accettiamo. Smettere di fare i complimenti ai nuovi "esperimenti alla cieca" dell'editore di turno e valutare solo i risultati, senza chiudere un occhio sugli orrori propinati. Fare gruppo e farsi sentire. E lo stesso dovrebbe essere fatto dai lettori di narrativa letteraria quando saltano fuori vicende di questo tipo (vedere i commenti).

Oppure rassegnamoci a dover comprare e leggere solo le edizioni originali (qui parliamo di YA e la lingua è principalmente quella inglese, ma cosa succede quando i nostri interessi comprendono autori che scrivono in lingue che non comprendiamo?). Dove la situazione non è che sia idillica, eh! (Sarah Rees Brennan ha scritto e poi cancellato un post dove spiegava ai lettori che Barnes & Noble non avrebbe avuto sullo scaffale il suo ultimo libro... cosa che praticamente ti rende non pubblicata. Chissà come è andata a finire.)
Però almeno le serie vengono pubblicate interamente per contratto, anche quando il primo volume non vende, perché c'è una coscienza diversa e gli agenti sanno quello che fanno.

tl;dr: se l'editore non riceve un danno reale (anche importante a livello di immagine) continuerà a comportarsi in questo modo. E per arrecargli questo danno bisogna rifiutarsi di comprare i suoi libri e convincere il maggior numero di persone possibile a fare lo stesso.


message 6: by Chicco (new)

Chicco Padovan | 462 comments Livia, PERDONO! Mi scuso per l'errore del nome. Non era mia intenzione offenderti, davvero.
Per il resto, sono d'accordo con te. L'unico modo per cambiare qualcosa sarebbe smettere di comprare o creare a livello mediatico un significativo danno d'immagine all'editore.
Leggendo i vostri commenti ho pensato che sarebbe bello aprire un blog in cui raccogliere tutte queste segnalazioni e renderlo disponibile a chiunque ne avesse delle altre. Solo che sarebbe impossibile da gestire e probabilmente alla lunga inefficace.
Però è frustrante. Ci credo che uno finisce per leggere in inglese. Oltre al fatto che si tende sempre a tradurre libri tutti sullo stesso solco e tanti sottogeneri vengono completamente ignorati; se uno ha il dubbio che una serie non verrà completata, ci credo che passa alla lingua originale.


message 7: by Tintaglia (new)

Tintaglia | 5307 comments Mod
Leggendo i vostri commenti ho pensato che sarebbe bello aprire un blog in cui raccogliere tutte queste segnalazioni e renderlo disponibile a chiunque ne avesse delle altre. Solo che sarebbe impossibile da gestire e probabilmente alla lunga inefficace.

Con Livia sono mesi che ci balocchiamo con l'idea dii un database di errori e segnalazioni editoriali, ma siamo giunte alla triste conclusione che sarebbe, oltre che difficile da mettere in piedi, pericoloso: se si mettono a denunciarti, che abbiano ragione o meno, i soldi e il tempo per la difesa li devi mettere.

Comunque, io lo sciopero degli editori che non mi soddisfano (o di cui sento dire da persone affidabili che sfruttano il personale) lo pratico da anni: con Planeta ha funzionato, con Fanucci ho litigato anche con un'autrice che li difendeva, ma resto inamovibile. E se mi capita di recensire un libro particolarmente scadente come edizione, nel mio piccolo lo segnalo. e ne parlo. Oh, se ne parlo!
anche là: è una goccia nel mare, il fatto che io non compri certi editori? Forse sì, ma se lo facessi questa goccia non ci sarebbe.

...certo che la politica Einaudi su Leviathan è terrificante: uno investe venti euro (peer carità, splendida edizione, ma ci si accontentava anche di qualcosa di meno...) e poi deve usare il libro per fermare il tavolo e ricomprarlo in cofanetto? O.O

@Amarilli: purtroppo sono trascuratezze che non si trovano solo negli YA: per il fantasy (altro genere che seguo abbastanza - in originale, ça vas sans dire...) il discorso è lo stesso, aggiungendo la pessima pratica dei romanzi spezzati in due o tre per raddoppiare l'introito, e le serie pubblicate in ordine sparso. E protestare, che io abbia visto, non serve a molto, altrimenti tra proteste, petizioni e segnalazioni per i maltrattamenti inflitti a Robin Hobb nelle edizioni italiane adesso avremmo delle gemme di edizioni...


message 8: by Chicco (new)

Chicco Padovan | 462 comments @Tintaglia: sì, hai ragione. Però almeno per le serie incomplete è un dato di fatto che non le proseguono. E se aggiungi il fatto che mi sono dovuto rivolgere all'autrice, che ha scritto all'editore, per sapere se il libro sarebbe stato pubblicato o meno...
Alla fine della fiera, ognuno fa per sé. Almeno noto che non sono l'unico a essere irritato molto da questo atteggiamento.


message 9: by Tintaglia (new)

Tintaglia | 5307 comments Mod
Eh, ma anche gli errori di editing e di traduzione sono dati di fatto. :) ma temo che più che segnalare caso per caso (e scioperare) non si possa fare.
Sull'essere irritato... Scherzi? certo che non sei il solo! E' che anche là, che si parli di romanzi o di serie a fumetti, la possibilità di fare pressione è poca.


message 10: by Chicco (new)

Chicco Padovan | 462 comments L'unica cosa in cui non sono completamente d'accordo con Livia, è il fatto che questo atteggiamento non sia deleterio per i grandi editori.
Forse a breve termine è così, ma in un lungo periodo il gioco vale la candela?
Noi siamo lettori 'forti' e i libri non pubblicati li leggeremo comunque in inglese.
(Io ho iniziato a leggere in lingua per questo motivo e anche per trovare storie che trattassero temi che gli editori italiani ignorano.)
Ma queste serie interrotte, a vostro parere, non contribuiscono a non creare una fascia media di lettori che sarebbe così importante per il mercato?


message 11: by Livia (last edited Aug 12, 2012 11:27AM) (new)

Livia (rienafaire) | 999 comments Mod
@Chagall: nessun problema ;)

Chagall: Ma queste serie interrotte, a vostro parere, non contribuiscono a non creare una fascia media di lettori che sarebbe così importante per il mercato?

In teoria sì; bisognerebbe tuttavia capire se è davvero quella fascia di lettori che fa andare avanti l'editore o se invece lo è il bestseller dell'anno che tutti - anche quelli che non leggono - comprano, e che magari decidono anche di regalare a te, amico a cui piace tanto leggere.

In questo caso è d'obbligo un link a The Pills su Fabio Volo :D

E' vero che a lungo andare ci si perde per strada la letteratura "che rimane". (Se ci fate caso, tutti i grandi autori stranieri pubblicati da grandi editori degli ultimi dieci anni... sono stati rilevati da editori più piccoli a loro tempo.)

Ma appunto, il grande gruppo editoriale (che vede i guadagni anche dai giornali, dalla distribuzione e da tutto il resto delle sue attività, più che dall'editoria) avrà sempre il denaro sufficiente per aggiudicarsi l'asta del 50 Sfumature di turno.

Non dico che il danno d'immagine non ci sia. Molti lettori non comprano più Mondadori, non comprano più Rizzoli... non comprano più Einaudi (e non per una questione politica). Ma questi editori continuano comunque a pubblicare (e aggiungo: purtroppo, anche cose buone). Seguendo la sezione Cultura di Affaritaliani sembra che il danno concreto sia arrivato solo con la Legge Levi, per dire.

Per quanto mi riguarda spero davvero che la rivoluzione digitale metta in ginocchio questi colossi e faccia capire loro che forse è davvero necessario guardare di nuovo al lungo periodo, alla sostanza più che alla quantità. Ma finché la notizia è che il self-publishing ci regala perle come Amanda Hocking o 50 Sfumature, che appunto non sono altro che repliche - comunque mal scritte - di quanto già pubblicato dall'editoria tradizionale, c'è poco da festeggiare.

Tintaglia: E protestare, che io abbia visto, non serve a molto, altrimenti tra proteste, petizioni e segnalazioni per i maltrattamenti inflitti a Robin Hobb nelle edizioni italiane adesso avremmo delle gemme di edizioni...

Ma vedi, secondo me le cose in questo senso stanno un po' cambiando. Non dico che i book blogger abbiano un potere immenso, ma gli editori hanno capito che per andare avanti devono interagire col pubblico (su Internet). Lo dimostra la presenza massiccia degli editori su Twitter, lo dimostrano le iniziative della Fazi che coinvolgono lettori e book blogger. Rispetto a qualche anno fa senz'altro c'è maggiore possibilità di azione. In particolare gli editori piccoli e medi possono trarre grande guadagno (o subire grosse perdite) dall'interazione col pubblico. Non è un caso che il post che ho linkato sopra sulla Elliot è stato prima pubblicizzato dalla stessa casa editrice sui social network, e poi il link è stato cancellato quando i commenti negativi hanno cominciato a diventare tanti.
Ma non si può agire da soli. Bisogna creare una rete di persone che diano visibilità al problema dove possono: sui blog e sui social network, se possibile sui giornali online e via discorrendo.

(Certo, le nuove politiche di Goodreads non aiutano :|)


message 12: by Chicco (new)

Chicco Padovan | 462 comments @Livia: Eh... appunto. Credo che ora questa fascia 'media' sia molto esigua. Ci sono lettori forti e poi si punta sul best seller.
Ma non sarebbe più conveniente per l'editore, a lungo andare, cercare di crearsi un pubblico più costante?
Probabilmente no, perché altrimenti l'avrebbero fatto.
Però non mi pare che il mercato del libro sia molto sano.


message 13: by Livia (new)

Livia (rienafaire) | 999 comments Mod
Chagall: Ma non sarebbe più conveniente per l'editore, a lungo andare, cercare di crearsi un pubblico più costante?
Probabilmente no, perché altrimenti l'avrebbero fatto.


Un pubblico più costante è anche un pubblico più attento e esigente. Si deve lavorare di più, e si deve lavorare ancora di più quando si ricevono feedback negativi. In questo senso, è molto più facile puntare al lettore casuale, o al più al lettore del "more of the same", quello al quale non importa la cura e il formato, purché sia un altro paranormal coi vampiri, o un altro giallone svedese.
Per il resto, di certo questo modo di lavorare non aiuta a aumentare il numero di lettori in Italia. Non è la causa principale del perché in Italia si legge poco, di sicuro, ma allontana i lettori più che avvicinarli.

L'editoria media e piccola cerca di lavorare in questo modo! Per questo le loro linee editoriali sono ancora così riconoscibili (mentre le grandi pubblicano qualunque cosa in qualunque collana, più o meno). Però la narrativa letteraria è una cosa (e spesso si rischia di andare sul troppo pretenzioso), mentre per quanto mi riguarda non vedo campioni per la narrativa di genere (nonostante gli editori dedicati non manchino).


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