Il fuoco a mare
Andrea Bottalico lo conosco da quando era bambino. Ho seguito i suoi primi esperimenti musicali, le sue prime letture, la sua formazione di ricercatore universitario tra studi sul campo e infinite bibliografie.
Quando ho saputo che aveva scritto il suo primo libro mi sono commosso, orgoglioso per questo suo traguardo: “Il fuoco a mare” è infatti un piccolo gioiello di letteratura non-fiction, un mix perfetto di romanzo e reportage.
Andrea Bottalico racconta quella che una volta era la “Stalingrado del Sud”: Castellammare di Stabia, con i 650 lavoratori del suo cantiere navale nato nel XVIII secolo, ai tempi di Ferdinando IV di Borbone.
In un mondo dove la trasformazione del lavoro travolge i mestieri tradizionali, in una città che soffre come e forse più di tante altre la disoccupazione giovanile, Andrea dà voce agli operai del mare, tanti di loro figli e nipoti di uomini che lavoravano proprio nello stesso cantiere. Il libro diventa una narrazione di ciò che l’Italia ha smarrito senza nemmeno accorgersene, dell’operosità e tenacia di un Sud che si è dimenticando di averne e questo giovane autore riscopre e dimostra.
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