Nel segno del... Giallo! discussion

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Generale > E a noi?

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message 1: by Bruna (new)

Bruna (brunacd) | 146 comments Intitolo questo topic con una riflessione che mi viene troppo spesso spontanea mentre leggo un giallo, soprattutto se di un autore italiano, soprattutto se di un esordiente. Mi sono già lamentata dell’abitudine di infilare nei gialli dei veri e propri estratti della Guida Michelin. Come se ciò non bastasse, gli autori hanno il vizio dì dilungarsi su quello che i loro protagonisti ascoltano o - meno spesso - leggono. E così abbiamo ispettori commissari o marescialli che si rilassano non tanto ascoltando genericamente della musica o del jazz o del rock o che so io: no no, noi abbiamo proprio nome e cognome del musicista titolo del pezzo e dell’album anno e luogo di registrazione, insomma non ci resta che andarcelo a cercare su qualche piattaforma e ascoltarcelo pure noi. Ora. Posto che mi pare un andazzo abbastanza recente - non mi pare che un tempo i giallisti riferissero altrettanto dettagliatamente quello che i loro personaggi ascoltavano per diletto a meno che non costituisse un indizio - ciò che mi infastidisce non è questo modo un po’ dilettantesco di caratterizzare i personaggi. Quello che mi porta a chiedermi “E a noi che importa?” è l’impressione che l’autore si diletti ad attribuire al suo protagonista i propri gusti musicali e non i gusti musicali che servono a fini narrativi. Altro minutaggio sprecato in cose irrilevanti, per così dire. Ammetto di non essere una musicofila - sono tristemente priva di orecchio e stonata come una campana - ma provo lo stesso fastidio quando si tirano in ballo libri, quadri, viaggi all’estero, equazioni matematiche e qualsiasi altra cosa che non stia lì per una vera ragione - come ad esempio il termine di una metafora. Sono forse diventata incontentabile io?


message 2: by Bruna (new)

Bruna (brunacd) | 146 comments Scusate temo di aver inserito il messaggio doppio e non so come toglierlo…


message 3: by Camy (new)

Camy | 943 comments Mod
Non preoccuparti, Bruna, vedo se posso fare qualcosa io per il doppio topic :)

Per quanto riguarda l'argomento, è una cosa che noyo spesso anch'io.
Credo che dipenda dal fatto che gli autori mettono sempre più se stessi nel loro personaggio fino a - molto spesso - identificarsi con esso. Quindi se in passato i riferimenti biografici erano accenni da cogliere dopo un'attenta lettura e magari qualche aiutino dello stesso autore, ora è diventato tutto lampante.
Poi credo - e spero - che ci siano delle eccezioni per cui l'autore è così bravo da creare dal nulla un personaggio che "vive di vita propria" con gusti musicali così precisi da sbalordire.


message 4: by Bruna (new)

Bruna (brunacd) | 146 comments Ecco appunto: secondo me è da dilettanti rendere il proprio personaggio una proiezione autobiografica. Forse è proprio questo che mi infastidisce?


message 5: by Camy (new)

Camy | 943 comments Mod
È sicuramente più facile e con l'editoria che per contratto chiede tanto (o troppo) agli autori, forse è la strada più immediata.


message 6: by Lilirose (new)

Lilirose | 97 comments io approvo e sottoscrivo, sarà che non amo quando gli autori si perdono in chiacchiere, soprattutto in un giallo in cui quello che mi interessa è il mistero e non i gusti del detective 😆

Tra l'altro sfocia spesso nella pedanteria questo tipo di scrittura


message 7: by Camy (new)

Camy | 943 comments Mod
E dopo tutte le chiacchiere, c'è la risoluzione del caso e non ci ricordiamo più quale fosse il mistero :D


message 8: by Lilirose (new)

Lilirose | 97 comments ahahaha esatto!

Comunque dovendo fare una classifica di idiosincrasie, preferisco tutta la vita sapere quello che legge e ascolta un personaggio piuttosto che cosa ha mangiato a cena


message 9: by Camy (new)

Camy | 943 comments Mod
Aiuto! Basta col cibo nei romanzi gialli!


message 10: by Antonio (new)

Antonio Fanelli (voss63) Bruna wrote: "Intitolo questo topic con una riflessione che mi viene troppo spesso spontanea mentre leggo un giallo, soprattutto se di un autore italiano, soprattutto se di un esordiente. Mi sono già lamentata d..."

la parte "gialla" ormai nei romanzi italiani è sempre più evanescente.
Sembrano tanto Aghati Christi de noaltri.
Il chiacchiericcio tra i personaggi e la caratterizzazione degli investigatori chella Christie è già tanto se riescono a guardarlo con un telescopio.
Ci ho provato per anni a leggere iprimi romanzi dei giallisti italiani, l'unica a reggere è Alice Basso, più per i personaggi che per il leto giallo, tutti gli altri non sono arrivati al secondo volume.


message 11: by Bruna (new)

Bruna (brunacd) | 146 comments Antonio purtroppo devo darti ragione (e Alice Basso a mio parere è una buona specialista di quello che ai miei tempi si chiamava giallo-rosa, che a me a piccole dosi non dispiace). Ma non so se sia un difetto tipico dei giallisti italiani o se non sia piuttosto una deriva generalizzata e che appare più evidentemente nei nostri connazionali solo perché la loro opera è meno scremata dalla distanza geografica e temporale. L’ultimo giallo
della Scarpetta che ho tentato di leggere ad esempio era così brutto che non sono riuscita ad andare avanti. E anche nei gialli non italiani io trovo sempre meno trama gialla e sempre più lunghe chiacchiere che sembrano estratti da manuali (di cucina moda architettura bricolage… quale manuale sia dipende chiaramente dagli interessi dell’autore e non da esigenze narrative). Forse una certa stanchezza è naturale: dopo quasi due secoli di trame gialle ormai c’è poco da inventarsi. Oppure dipende dall’ egocentrismo degli autori, un po’ come quando durante le trasmissioni d’intrattenimento alla radio o alla televisione ti accorgi che si stanno divertendo molto tra di loro invece di pensare a divertire il pubblico. Che sarebbe come se al ristorante il cameriere dopo averti portato il piatto e avertelo magnificato se lo mangiasse pure lasciandoti a digiuno


message 12: by Georgiana (new)

Georgiana 1792 | 698 comments Bruna wrote: "Che sarebbe come se al ristorante il cameriere dopo averti portato il piatto e avertelo magnificato se lo mangiasse pure lasciandoti a digiuno"

🤣🤣🤣

A me non dispiacciono le divagazioni culinarie, ma dipende. Sono reduce da Nadia Morbelli, che più che trame gialle scrive menu veri e propri, con tanto di carta dei vini, e lei non l'ho proprio retta. Per fortuna che erano solo tre libri e che ho finito la serie.


message 13: by LauraT (new)

LauraT (laurata) | 278 comments A me l'aggiungere altre cose alal trama gialla non dispiace affatto, anzo li trovo un valore aggiunto.
Il citare musica "nostra", piatti tipici, golosità, mi fa sentire a casa, non mi disturba per niente, anzi!
Ho per esempio appena finito i due libri della serie della Annabella Abbondante (Annabella Abbondante. La verità non è una chimera e Annabella Abbondante. L'essenziale è invisibile agli occhi) dove mi è venuta una voglia di assaggiare sto caffè al pepe che quasi quasi faccio un salto a Lucca! Per non parlare di Gaber, De Andrè. Branduardi! E che dire della Rosa Teruzzi che alle sue scalcagnate detective del Giambellino fa ascoltare tutta la musica milanese di mio padre - nonchè leggere i miei libri preferiti, visto che la protagonista era una libraria prima di diventare fioraia!
Ma non credo sia una cosa solo italiana: ho finito da poco la trilogia di Villar (Occhi di acqua, La spiaggia degli affogati e L'ultimo traghetto) dove, con mia somma soddisfazione si apprezza il vino bianco in tutte le sue forme in contrasto con il rosso!.
Ma questo per stare sul leggero.
Una delle scrittrici che più amo è la Louise Penny; e credo che lei sia maestra nel "commisturare" la storia gialla con molto di più. Specialmente in The Brutal Telling o Bury Your Dead il ruolo del passato, dela Storia con la S maiuscola, aggiunge tanto - forse l'essenziale - alla trama.


message 14: by Bruna (new)

Bruna (brunacd) | 146 comments Interessante punto di vista, Laura. Conosco anch’io Villar e nel suo caso se si parla di vino la cosa se non altro è giustificata dalla vigna del padre - che in uno dei romanzi ha anche un legame con la soluzione del caso (non dico altro per non spoilerare). Ricordo anche che nei romanzi di Villar ampio spazio viene dato a tutti i dettagli della lunga e realistica indagine, che occupa molte ma molte più pagine degli elementi secondari. Ma può anche essere che sentir parlare di vino e cucina galiziani, che non conosco affatto, mi annoi meno che sentir parlare della cucina tipica di una regione italiana X che non mi è nuova ma non è nemmeno la mia, mancando quindi il meccanismo di identificazione. Non conosco invece gli altri autori che citi.


message 15: by LauraT (last edited Oct 12, 2022 06:40AM) (new)

LauraT (laurata) | 278 comments Bruna wrote: "Interessante punto di vista, Laura. Conosco anch’io Villar e nel suo caso se si parla di vino la cosa se non altro è giustificata dalla vigna del padre - che in uno dei romanzi ha anche un legame c..."

No no ma in generale non fa che parlare del bianco che beve (e io sono contenta, che mi sento sempre dire che sono una bevitrice all'acqua di rose perchè non amo i rossi!!!).
Poi certo, in Villar l'indagine è molto ben trutturata, ma - ed è per questo che l'ho amato tanto - si parla anche di molto altro: accettare il diverso, accettarsi come "diversi", analisi delle dinamiche familiari - le madri terribili sembrano un monito al cliché della madre perfetta di stampo italiano...
Insomma la trama mystery - che qui non è una scusa come spesso invece nei gialletti italiani di cui parlavamo prima - è comunque comprimaria con altro. E questo ne fa, per me, un gran libro. Non paragonabile a quelli di cui sopra...


message 16: by Lilirose (new)

Lilirose | 97 comments vabbè ma poi alla fine le chiacchiere stanno a zero: se l'indagine è fatta bene, accurata, con una bella soluzione logica e intrigante, passo sopra a tutto e possono pure parlarmi del gatto della nonna 😆
Il problema è che spesso la qualità del libro non è tale da giustificare tutte queste divagazioni.
Ma ad esempio la stessa Vanina Guarrasi (di cui ho letto solo il primo libro per ora, ma mi è piaciuto) se parlasse un po' di meno della vecchietta che le prepara manicaretti non è che mi farebbe schifo...


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